Puntuale arriva la replica del deputato: “In relazione alla notizia che mi vedrebbe indagato – dice Ruvolo – premetto che non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia, tant’è che apprendo la notizia dalla stampa. Ove si trattasse di fatti legati, come paventano i giornali, a visite effettuate a Cuffaro, preciso che mi sono recato a trovarlo esclusivamente nell’esercizio delle mie prerogative e doveri di parlamentare, sempre in presenza delle Forze dell’ordine. In attesa che si faccia chiarezza al più presto, resto sereno e fiducioso nel lavoro della Magistratura”.
L’antimafia di Roma starebbe passando a setaccio le visite, ritenute sospette, compiute da una ventina di persone, molti dei quali uomini politici, parlamentari o ex deputati- all’ex presidente della regione siciliana, Salvatore Cuffaro, detenuto a Rebibbia per favoreggiamento aggravato.
Sotto indagine ci sarebbe Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega anche alla lotta alla contraffazione, e altri cinque politici.
La Vicari, grazie a queste visite a Cuffaro, avrebbe curato i suoi interessi in campo immobiliare.
Per questa accusa la Vicari replica: “Sono andata a trovare Totò Cuffaro con un mio strettissimo collaboratore istituzionale di Roma e ben al di sopra di ogni sospetto. Si tratta soltanto di una bolla di sapone”.
Anche il deputato regionale, Pippo Gianni, caduto nel “calderone” di questa inchiesta dichiara: “La legge mi permette di portare chi voglio. Ma con me non è mai venuto nessun parente di Cuffaro e nei colloqui, che si sono sempre svolti in presenza di esponenti delle forze dell’ordine, non si è mai parlato di argomenti specifici”.
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