Inchiesta “Giano Bifronte”, ammesse le intercettazioni: in venti rischiano il processo
Il gup del Tribunale di Agrigento ha ammesso le intercettazioni relative all’inchiesta denominata “Giano Bifronte” che ipotizza presunti atti di corruzione sui prestiti erogati dall’Irfis.
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza di Agrigento nel giugno del 2017, aveva portato a ventotto persone indagate, due custodie cautelari in carcere, cinque arresti domiciliari e dieci obblighi di soggiorno. Ora sono circa venti le persone che rischiano il processo.
Un’operazione che ruota attorno a due figure principali. Sarebbero loro, secondo quanto portato a conoscenza, nel corso della conferenza stampa che rese pubblica l’operazione, dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, i personaggi principali che avrebbero avuto un ruolo di primo piano portando avanti una serie di atti corruttivi. Si tratta di un funzionario dell’Irfis FinSicilia spa, l’Ente regionale con sede a Palermo che eroga prestiti a tasso agevolato (delibera sulla base dei progetti presentati e sulla loro sostenibilità da parte dei privati imprenditori ndr), e che allo stesso tempo è socio occulto della Intersystem srl, una società che si occupa di consulenze. Un “doppio” ruolo che ha portato al nome dell’inchiesta di “Giano Bifronte“.
Dalle indagini sarebbero almeno venti i presunti episodi scoperti, dodici dei quali di competenza della Procura della Repubblica di Agrigento, sette di quella palermitana e un caso di competenza della Procura di Caltanissetta.