Inchiesta antimafia “Passepartout”: ecco come due fratelli si mettevano “a disposizione”
Si sarebbero messi a disposizione per ogni tipo di esigenza e necessità. Si tratta dei due fratelli Paolo e Luigi Ciaccio, fermati nell’ambito dell’inchiesta antimafia denominata “Passepartout” che ha portato all’arresto di cinque soggetti ritenuti appartenenti o comunque contigui alla famiglia mafiosa di Sciacca.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, i due fratelli avrebbero prestato la loro disponibilità attraverso l’intestazione di diverse utenze telefoniche e noleggiando delle vetture, nonchè per aver collaborato all’organizzazione di incontri riservati.
Secondo gli inquirenti il tutto a favore dei due elementi di spicco identificati nel corso delle indagini, Accursio Dimino, già condannato per associazione mafiosa – da ultimo nel 2010 – per il suo ruolo espresso in Cosa Nostra, per la quale, nel tempo, è stato “reclutatore di nuovi adepti”, assoluto interprete nell’acquisizione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, nonché di Antonello Nicosia, destinatario del provvedimento di fermo in quanto ritenuto organico alla famiglia mafiosa saccense e già noto in quanto, tra le altre cose, condannato in via definitiva alla pena di anni 10 e mesi 6 di reclusione per partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, scarcerato da ormai oltre 10 anni.
Per i fratelli Ciaccio vi sarebbero gravi indizi di colpevolezza per i presunti reati di favoreggiamento personale, aggravato perché realizzato per agevolare Cosa Nostra.
“Le conversazioni intercettate, inoltre, hanno rivelato – sempre secondo i magistrati – in modo inequivocabile la consapevolezza, nei due fratelli indagati, dello spessore mafioso sia del Dimino, sia dello spessore criminale del Nicosia (il quale, nel rapportarsi a loro, paventava in più occasioni il rischio di essere oggetto di attenzioni da parte delle forze dell’ordine e pretendeva quindi il loro appoggio e la loro collaborazione con il manifesto intento di eludere le investigazioni)”.