Ho poi letto il suo lavoro. Ho associato le pagine ai suoi racconti. Mi ha colpito molto la dedica che ha scritto sulla copia del suo ultimo libro che mi ha donato: “A Francesco Pira, bussola esperta nel post Villagio Globale”. Il titolo e il sottotitolo sono già pieni di intuizioni. “Lucido delirio- Riflessioni socio-esistenziali alla luce del pensiero divergente”.
Edito da Armenio Editore di Brolo, fresco di stampa, è stato presentato al cineteatro “Rosso di San Secondo” di Capo d’Orlando. Nessuno poteva mai immaginare che Luciano Armeli Iapichino riusciva ad appassionare così tanto i suoi lettori da riempire in ogni ordine di posti di Teatro. Un successo unico.
Questo ultimo volume dello scrittore Luciano Armeli Iapichino, docente del “Borghese-Faranda” di Patti e figlio di quei Nebrodi che hanno elevato una voce culturale irradiatasi in poco più di un lustro sul territorio nazionale con intriganti lavori di denuncia e non solo, a iniziare dall’affaire Attilio Manca.
In questo volume, impreziosito dalla prefazione del giornalista Nino Amadore, Armeli presenta un’accurata silloge di articoli – inchiesta, pubblicati in questi anni nelle testate giornalistiche online con le quali collabora, affrontando temi che si dipanano tra passato e presente, locale e globale, memoria e denuncia, cultura e criminalità organizzata.
Un pozzo di San Patrizio di aneddoti, curiosità e agghiaccianti verità spalmate con quella scrittura non addomesticabile tipica dello stile, l’animo irrequieto e la penna di Luciano Armeli Iapichino.
Non si può non essere d’accordo su questa analisi che Nino Amadore propone argomentando nella prefazione. Chi abita la Sicilia, lavora in Sicilia, cerca di farsi delle domande e di dare delle risposte, può capire fino in fondo la qualità del lavoro di Luciano Armeli Iapichino.
E’ un libro che spiega anche la delicata posizione e a volte la sovraesposizione di alcuni intellettuali. Prova ancora a spiegare Amadore: “Lui parla di lucido delirio ma si potrebbe dire che il delirio dei folli, tanto quanto folli sono gli intellettuali che comprendono per tempo, cioè prima degli altri, e provano a spiegare agli altri: le intuizioni degli intellettuali sono intuizioni, spesso di follia e il loro è il drammatico delirio di chi capisce e soffre, in una dialettica con se stessi che non si placa se non di fronte al trionfo dei fatti”.
Potremmo anche dire e scrivere quell’affannosa ricerca della verità che spesso in Sicilia s’insegue nelle cronache, nelle indagini, nei libri di storia e magari viene fuori un’altra verità ed ancora un’altra.
Luciano Armeli Iapichino anche nell’ultimo libro la cerca questa verità e occorre dargliene atto. Così come ha fatto nelle sue precedenti pubblicazioni: IL TIRANNO E L’IGNORANZA. 2009; – L’UOMO DI AL CAPONE. 2014; NINO FERRAÙ. UN INTELLETTUALE. LA SUA ANIMA. LA SUA EPOCA. 2015; LE VENE VIOLATE.DIALOGO CON L’UROLOGO SICILIANO UCCISO NON SOLO DALLA MAFIA. Ed.2016; SEMANTICA DI UN SENTIMENTO. VIAGGIO NELLE TERRE DELL’AMORE. 2017.
In tutte le sue opere c’è il coraggio della denuncia, c’è la voglia di riscatto. C’è quella Sicilia che prova a stare dal lato giusto e che non può accettare l’altro lato, quello mafioso, quello prevaricatore e quello corrotto. Luciano Armeli Iapichino ci ha regalato un bel libro. Noi possiamo leggerlo in tanti modi. Ma la verità, quella vera, è una. E’ scritta.
Francesco Pira