I sindacati sull’Università ad Agrigento: “si giochi a carte scoperte”
“Sul CUPA si continua a “giocare” una partita che nulla a che fare con la presenza dell’Università ad Agrigento, con le esigenze delle famiglie e degli Studenti e di chi opera all’interno del CUPA, ma che – come sempre – sembra essere più attenta agli assetti di potere“.
Lo scrivono in una nota i referenti provinciali di Cgil. Cisl e Uil, Massimo Raso, Maurizio Saia e Gero Acquisto.
“Nessun pregiudizio da parte Nostra sui nomi che circolano nei corridoi, se il Presidente del CUPA si debba chiamare Minacori o Brandara, a Noi importa poco.
Sin dall’inizio di questa discussione, che si trascina senza costrutto da troppo tempo, interessa molto di più capire quale ruolo si pensa di affidare a questo “polo universitario”.
Sia chiaro (e lo abbiamo detto) secondo noi a “guidare” il CUPA devono essere “espressioni del territorio” e non persone legate a doppio filo all’Università di Palermo ed in permanente potenziale “conflitto di interessi”!
Lo diciamo da tempo (inascoltati!) occorre sciogliere alcuni nodi fondamentali che attengo soprattutto al rapporto con l’università di Palermo ed al rapporto con il territorio e la sua economia.
Il CUPA vuole limitarsi ad essere una “sede staccata” dell’Università di Palermo?
Se deve limitarsi a questo occorre mettere le carte in tavola e fare una “operazione verità”:
• A quanto ammontano le “tasse universitarie”?
• Ed il contributo Ministeriale che arriva all’UNIPA?
• E se a questo sommiamo l’intervento della Ex Provincia e della Regione (almeno fino al 2011)? A quanto arriviamo?
Noi abbiamo stimato che arriviamo intorno ai 5 milioni di euro.
Per pagare cosa? Vogliamo vedere quanti e quali professori sono incardinati?
E normale che oltre a quanto pattuito nelle convenzioni, ci si debba far carico anche delle spese di vitto e alloggio?
Vogliamo vedere se, a questo prezzo, riusciamo a trovare altre Università Italiane interessate a stabilire un rapporto con Noi?
Ed ancora: ha senso mantenere ad Agrigento solo i corsi di laurea “doppione” di quelli dell’Ateneo Palermitano? O, meglio, occorrerebbe “puntare” su quello che nel territorio c’è, sulla sua economia e sviluppare attorno ad essa la capacità di fornire straordinari strumenti di ricerca e sviluppo: beni archeologici, terme, ricchezza del sottosuolo, pesca, agricoltura di qualità ecc. possono essere i “filoni” su cui innestare professionalità e percorsi di studio? Noi riteniamo di sì!
E questo persino prima di pensare ad improbabili “master” che servono a illudere qualcuno circa l’impegno profuso e che si rivelano solo ulteriori forme di finanziamento dell’università palermitana.
Su tutto questo, in tutti questi mesi, abbiamo “sfidato” la politica e le stesse istituzioni universitarie; su questo ci siamo appellati agli Studenti; su tutto questo riteniamo che occorra discutere, con l’obiettivo di RESTITUIRE CERTEZZE!
I finanziamenti della Regione, della Regione alle ex provincie, non possono essere subordinati o anteposti agli interessi ed alle poltrone; la partecipazione dei “Soci” non può essere “ballerina”, oggi sì, domani no; la stessa partecipazione degli Enti Territoriali (così come quella delle grandi realtà Imprenditoriali) deve essere stabile e legata ad un interesse condiviso sulla idea di sviluppo di questo nostro territorio: senza tutto questo, al netto di questo rivoltante balletto di interessi, vi sono il calo delle iscrizioni e la morte lenta di un autentico gioiello.
Sapremo essere all’altezza di questa sfida o restiamo prigionieri dei piccoli interessi di bottega? Noi non staremo a guardare! “