“Non c’è niente di giusto nel Decreto Ucraina, un atto di Governo che, in deroga alle leggi nazionali, sancisce l’invio di armamenti italiani in territorio ucraino e contestualmente cancella i limiti di emissioni CO2 per facilitare il ritorno delle pericolose centrali a carbone”.
Lo afferma il deputato agrigentino Michele Sodano che aggiunge: “Ho lottato insieme ai colleghi indipendenti per il miglioramento del testo e votato contro la sua versione finale. Non perché non condanni ferocemente l’aggressione di Putin o sia insensibile rispetto alla devastante sofferenza dei popoli invasi. Gino Strada diceva: «Ci sono tanti modi per intervenire. Il dramma di oggi è che di fronte a qualsiasi problema si pensa solo ed esclusivamente in termini di “che risposta militare diamo”, cioè “quanti uomini mandiamo, dove, chi li comanda”. Il problema di per sé non lo si affronta mai».
L’invio delle armi mi preoccupa particolarmente, perché non può che esporre gli Ucraini a un ulteriore massacro, una nazione che difficilmente può tenere testa al gigantesco arsenale bellico dei Russi e che difficilmente supererà integra il conflitto se non si concretizzerà la soluzione diplomatica.
Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, ha anticipato che la criminalità organizzata è pronta a mettere le mani sul giro di armamenti da spedire all’Ucraina, così come già accaduto in Bosnia. Non è infatti scontato che, senza l’invio di personale militare italiano coinvolto nelle operazioni di guerra, le armi non cadano nelle mani sbagliate o vengano rivendute alle organizzazioni criminali.
Oggi l’azione degli stati occidentali deve mirare al cessate il fuoco immediato, alla fase non violenta. Le trattative appaiono in salita, fin dal loro avvio, ma ci sono degli spiragli. Il Decreto Ucraina però non fa altro che compromettere le sottili speranze di una tregua e inquina la strada per la pace con macerie e false speranze.”