Il 5 luglio sarà infatti esaminata la richiesta presentata dai legali difensori del consulente del lavoro favarese Antonio Vetro; poi toccherà al funzionario dell’Irfis, Paolo Minafò.
I due, secondo l’accusa, avrebbero avuto un ruolo di primo piano portando avanti una serie di atti corruttivi. Minafò è infatti uno dei funzionari dell’Irfis FinSicilia spa, l’Ente regionale con sede a Palermo che eroga prestiti a tasso agevolato (delibera sulla base dei progetti presentati e sulla loro sostenibilità da parte dei privati imprenditori ndr), e che allo stesso tempo sarebbe, sempre secondo l’accusa, socio occulto della Intersystem srl, una società che si occupa di consulenze, dove opera Antonio Vetro.
Dalle indagini sarebbe emerso che le imprese che avessero voluto ottenere un prestito sarebbero potute andare in uno degli sportelli Irfis e richiederlo; in questo caso preferivano andare alla Intersystem poichè vi era un “sistema” dove grazie a Vetro e grazie alla presenza di Minafò si garantiva la presunta erogazione dei prestiti.
Dalle indagini, come si ricorderà, sarebbero almeno venti i presunti episodi scoperti dalle Fiamme Gialle, dodici dei quali di competenza della Procura della Repubblica di Agrigento, sette di quella palermitana e un caso di competenza della Procura di Caltanissetta.
Antonio Vetro, come si ricorderà, ha risposto alle domande del gip del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano durante l’interrogatorio di garanzia respingendo di fatto le accuse ricolte; si è avvalso della facoltà di non rispondere invece il funzionario dell’Irfis, Paolo Minafò. I provvedimenti saranno ora al vaglio del tribunale della libertà.