Forum a Ribera per un archivio comunale “efficiente” al fine di custodire la memoria cittadina
E’ stato tenuto sabato pomeriggio 27 ottobre nella sala convegni del Municipio il Forum sul tema: “L’importanza di un archivio efficiente per la custodia della memoria cittadina” promosso dal giornalista Totò Castelli sotto l’egida di “Cultura viva”.
Nel corso dell’incontro, dopo la relazione introduttiva di Totò Castelli, sono seguiti gli interventi di Giuseppe Polizzi, già responsabile dell’archivio storico comunale “Leonardo Sciascia”, della docente Silvana Vassallo, del medico ricercatore Mimmo Macaluso, della singora Enza Genova, in rappresentanza della Pro Loco, del giornalista Enzo Minio, del regista, attore e scrittore Roberto Piparo.
Nel corso del dibattito che è seguito si sono registrati gli interventi di Totò Nicosia, Enzo Liotta, Umberto Barone, Nino Novara e Franco Mascarella.
Introducendo i lavori il giornalista Totò Castelli ha sottolineato l’importanza di un efficiente archivio comunale “storico” in una città che, tra l’altro ha dato i natali allo statista Francesco Crispi, e anche “corrente” dove poter custodire e consultare gli atti prodotti dall’Amministrazione comunale,
Castelli ha sottolineato come questa “importanza” stride con le condizioni di assoluto degrado in cui versa oggi l’archivio comunale “Leonardo Sciascia”, che è alloggiato in tre sedi diverse (quella di via Fazello, in locali presi in affitto dal Comune, di viale Imbornone, nella annessa palestra delle scuole elementari, addirittura inaccessibili e con centinaia di faldoni ammassati in mezzo alla polvere ed esposti agli agenti atmosferica e di via Brunelleschi, nello scantinato del Comando di Polizia municipale), in qualche caso (sede di viale Imbornone) addirittura inaccessibili e con centinaia di faldoni ammassati in mezzo alla polvere ed esposti agli agenti atmosferica.
Castelli ha fatto un excursus sulla vita dell’archivio comunale riberese dai giorni in cui (era la metà degli anni ’80) è stato costituito per l’intraprendenza del professor Giuseppe Polizzi, dipendente comunale, che ha recuperato una gran mole di documenti custoditi nei punti più disparati della città e trasferiti negli scantinati del palazzo Sicaf. Sono poi seguiti i trasferimenti di sede delle migliaia di faldoni prima in viale Garibaldi, poi in via Fazello e in viale Imbornone e, a seguito delle condizioni disastrate in cui versa la palestra dove erano stati allocati, in parte in via Brunelleschi.
Nel corso del Forum è stata sottolineata la difficoltà per gli studiosi e per i cittadini, compresi quelli che vivono all’Estero e sono alla ricerca di documenti vari tramite i Consolati, riuscire a trovare documenti importanti per lo studio, ma anche per le necessità varie della vita, essendo custoditi nei tre spezzoni dell’archivio atti amministrativi di varia natura, progetti edilizi, documenti utili per conoscere vari eventi della vita cittadina, documentazioni fotografiche e via dicendo.
Nel corso del Forum è stata stigmatizzata, tra l’altro, la totale assenza ai lavori di amministratori comunali e consiglieri comunali, che avrebbero potuto dare un contributo concreto per la soluzione di un problema cittadino che è stato portato più volte all’attenzione degli organi di informazione e anche di esponenti del governo regionale come gli assessori ai beni culturali Vittorio Sgarbi e Sebastiano Tusa e recentemente nel corso del bicentenario della nascita di Francesco Crispi anche del presiedente della regione siciliana Nello Musumeci.
Un documento a firma di personalità della “città delle arance” che hanno a cuore le sorti dello “Sciascia”, nei prossimi giorni sarà trasmesso ai rappresentanti delle istituzioni locali su quanto emerso nel corso dei lavori con un appello per “salvare” l’archivio comunale riberese “Leonardo Sciascia” e per avviare iniziative concrete per salvaguardare la gran mole di documenti, patrionio di tutta la città di Ribera, che lo costituiscono (e non adeguatamente catalogati) portandoli in locali più sicuri (come nel caso dei documenti custoditi in viale Imbornone), procedendo alla loro digitalizzazione e sfruttando le norme regionali e nazionali che dovessero prevedere interventi per la salvaguardia degli archivi.