Un circolo ricreativo utilizzato come centrale dello spaccio di cocaina e come copertura per evitare i controlli delle forze dell’ordine, perché nonostante le raccomandazioni di segretezza con i clienti e il linguaggio criptico utilizzato durante le brevi telefonate per sviare i sospetti, non c’era che un unico comandamento: essere prudenti. Cauti a tal punto che, in una occasione, alla vista di una pattuglia dei Carabinieri, uno degli indagati ha perfino repentinamente ingoiato la dose che stava per cedere. Comportamenti che però non sono serviti a nulla perché i Carabinieri della Tenenza di Favara sono riusciti ad identificare i protagonisti di quella che è stata, a Favara, una fiorente attività di spaccio di cocaina e hashish.
Sei complessivamente gli indagati, tutti residenti a Favara, che hanno un’età di 45 ai 63 anni. Per quattro, fra cui i due fratelli che gestivano il circolo ricreativo, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, su richiesta del Sostituto Procuratore Paola Vetro, ha firmato altrettante ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari. Misure che sono state eseguite durante la notte dai militari dell’Arma della Tenenza di Favara e della Compagnia di Agrigento.
I gravi indizi di colpevolezza sono stati acquisiti dai Carabinieri grazie a delle videocamere piazzate all’esterne del circolo ricreativo, alle intercettazioni, ai servizi di osservazione e a perquisizioni che hanno anche consentito sequestri di droga e arresti in flagranza.
Dai filmati è emerso che il club aveva orari di apertura e chiusura inusuali, che all’interno del locale mancava una vera e propria attività di somministrazione di cibo e bevande e che vi si avvicendavano soggetti noti per essere dediti allo spaccio, assuntori abituali e tossicodipendenti. Le attività di videoripresa sono state supportate dai riscontri acquisiti dai militari dell’Arma attraverso perquisizioni nei confronti degli acquirenti. Verifiche che hanno dato sempre riscontro positivo, con sequestro di dosi e denaro.
Fra gli indagati c’è stato anche chi – era la fine di luglio dello scorso anno – alla vista di una pattuglia dei Carabinieri, in maniera spregiudicata, ha ripreso, con movimento repentino, la dose appena ceduta ad un acquirente e l’ha ingoiata. L’immediata perquisizione effettuata dai militari nella sua abitazione, tuttavia, permise allora di sequestrare cocaina, 220 euro in contanti, ma anche marijuana già confezionata e piantine di “erba”. L’inchiesta, portata avanti dall’ottobre 2019 al luglio del 2020, periodo del lockdown per Covid compreso, ha permesso inoltre anche di evidenziare che uno degli attuali indagati spacciava all’interno della propria abitazione dove si trovava agli arresti domiciliari.