Favara, continua la querelle sulla Farm Cultural Park: “noi siamo più forti di loro”. Ma di chi?
Sembra assumere i contorni di una tipica vicenda pirandelliana quanto sta accadendo a Favara sulla vicenda “Farm Cultural Park“.
Due posizioni contrapposte ed un “principio” che sembra essere perso di vista: quello del rispetto della legalità. Il rispetto delle regole, in genere, non può passare inosservato “in nome” dell’arte o non arte, della bellezza dei luoghi e alla rivitalizzazione dei centri storici.
Una premessa che, seppur nella semplice logicità, sembra essere al centro di una lunga, e quasi comica, vicenda che, senza voler entrare nel merito dei tecnicismi burocratici e di chi (fra tutte le parti in essere ndr) possa avere, o non avere, le ragioni di merito, si scontra con un “modus” che rischia di poter lanciare un messaggio negativo.
Accade infatti che nell’ultimo capitolo della “triste” vicenda, la Farm si dichiara “Sotto Attacco“. Qualcuno potrebbe pensare all’Isis o ad un qualsiasi commando di terroristi armati, pronti ad occupare quello che negli anni è divenuta “icona” di arte e di attrazione turistica, ma a ben vedere “sotto attacco” sembra essere qualcos’altro. Nulla quaestio sul valore di un posto e di un luogo riportato ad uno splendore forse mai visto; luogo incontrastato di grande cultura che ha saputo “regalare” agli agrigentini, e non solo, un turismo diverso e di grande spessore, ma la domanda da porre è: “chi è più forte di chi?“. Uno dei principali ideatori e fondatori della Farm Cultural Park, il notaio Andrea Bartoli, scrive infatti “noi siamo più forti di loro“…. una semplice frase che basta a domandare chi siano “loro”.
Se dopo l’incontro “chiarificatore” fra vertici della Farm e Comune è arrivato l’ordine di apporre i sigilli, con tanto di nastro rosso e bianco, da parte degli agenti della Polizia Municipale, buon senso avrebbe imposto di avere rispetto per le Istituzioni. Un rispetto che, in uno Stato di diritto, dovrebbe essere messo al centro di ogni cosa. Sarà poi il tempo a dare le dovute risposte, ma dinnanzi ad una azione d’imperio non si può certamente delegittimare il ruolo dell’Istituzione.
Insomma, nulla di nuovo e nessuna novità, per quello che è da definire solo il perfezionamento dell’atto di sequestro che era già stato eseguito in precedenza. Nessuna apparente responsabilità dunque per il Comune, chiamato ad applicare la legge.
Ripetiamo di non voler entrare nel merito di presunte occupazioni abusive e su argomenti che saranno gli organi preposti a verificare nella loro complessità e che serviranno a dare “luce” a posizioni divergenti fra le parti chiamate in causa, ma la riflessione da porre è sulla forma di protesta, o pseudo tale, avvenuta all’interno dei Sette cortili che ha visto partecipi numerosi soggetti che hanno voluto, in modo del tutto pacifico, protestare. Una sorta di provocazione probabilmente indirizzata al Comune di Favara che ha visto altresì una simbolica occupazione, sempre con l’oramai immancabile nastro rosso e bianco, dell’ingresso del Palazzo di Città.
Insomma, tutto sembra passare inosservato dinnanzi alla presunta occupazione abusiva e alla denuncia di una delle proprietarie di un immobile del Cortile Bentivegna. Elementi quest’ultimi che, seppur spiegati dai vertici della Farm, dovranno comunque essere valutati in sedi che sicuramente non saranno le piazze. E come disse Luigi Pirandello: “così è se vi pare“.
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