Questa mattina è stata chiusa totalmente al traffico la strada Esa Chimento nel tratto del Comune di Favara. Il due novembre scorso è crollata una parte dell’importante arteria di collegamento all’altezza della Via Sciacca.
Crollo dovuto a delle perdenze nella condotta fognaria che passa proprio sotto il tratto di strada. Si lasciò aperta solo una parte per consentire ai residenti che abitano a valle di raggiungere la città.
Seguì la solita tarantella delle competenze sulla riparazione tra il Comune di Favara e Girgenti acque, alla fine, non ci voleva tanto, si accertò che la responsabilità del danno era imputabile al passaggio sotterraneo della condotta fognaria e, quindi, Girgenti acque era titolata al intervenire. E ad intervenire celermente in considerazione dei liquami che si disperdono nell’ambiente, inquinandolo, e anche della significativa importanza dell’arteria di collegamento.
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Oggi, dopo oltre due mesi, è crollata l’altra parte della strada tagliando l’accesso alla città ai residenti che abitano a valle della Via Sciacca, tra i quali un portatore di handicap che rimane, praticamente, chiuso a casa. Un fatto quest’ultimo di inaudita gravità.
Adesso, i residenti per raggiungere Favara devono percorre almeno 14 chilometri a fronte, fino a ieri, di un centinaio di metri. Tra i residenti c’è un centro per anziani. Preclusa a tutti i favaresi l’utilizzo della strada che collega con Villaggio Mosè e la statale Agrigento Licata.
E’ una situazione paradossale che assieme ad altre mortifica una città che cerca affannosamente la normalità.
Si doveva e si poteva intervenire immediatamente trattandosi di pochi metri di condotta fognaria e di un modesto tratto di strada da ripristinare e sono, invece, trascorsi due mesi di inutile attesa che adesso proveranno a giustificare con il maltempo e pure con la malasorte, intanto, un disabile è segregato nella sua abitazione, decine di famiglie e un centro per anziani costretti a girovagare per chilometri per raggiungere il centro abitato. E per due lunghi mesi si è inquinato l’ambiente.
Ovviamente, ribadiamo, nessuno può restare prigioniero nella propria abitazione. Una storia tristissima della quale continueremo ad occuparcene.
Franco Pullara – SiciliaOnPress