La Villa è sita in via Ugo La Malfa (all’interno di questa hanno sede la Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento ed alcuni corsi universitari del CUPA) e ricade all’interno della Valle dei Templi di Agrigento (la cd. ZONA ”A” Gui-Mancini), dichiarata dall’UNESCO tra i beni inalienabili dell’umanità dal 1997 e sottoposta a tutela archeologica e paesaggistica.
È inoltre utile sottolineare – prima di raccontare l’accaduto – che oltre ad appartenere alla pubblica utilità del demanio Regionale, l’edificio era originariamente una villa signorile di Genuardi, proprietario di miniere. Successivamente, con la crisi delle miniere, Genuardi fu costretto a cedere la villa che diventò così un hotel meta di viaggiatori come Goethe, Guy de Maupassant, il Kaiser Guglielmo, i principi di Portogallo, i reali di Svezia, il principe Eduardo d’Inghilterra ed altri ancora. Persino una novella di Pirandello fu ambientata all’interno della struttura. Immaginateli, tra le siepi del ‘regale’ giardino colmo di sapori ed odori mediterranei e, nella cornice storica del Romanticismo, ad ammirare quella Valle dorata che si scontra con il turchese del mare.
IL FATTO – Un pezzo del giardino della ‘vecchia cascina’ è stato venduto dalla Regione alla società che gestisce il confinante Hotel. La segnalazione ci giunge tramite una lettera, firmata ma probabilmente anonima, nella quale si sottolinea il fatto che una porzione del giardino dell’edificio è stata ceduta ad un prezzo irrisorio e senza la pubblicazione di alcun bando pubblico.
Siamo andati inoltre in loco per fare un reportage ed abbiamo notato che, nonostante ci siano lavori in corso, sembra non vi sia alcuna tabella che indichi gli atti autorizzativi.
Lo scrivente della lettera, che sembra esser stata anche indirizzata alla Procura della Repubblica ed all’Assessorato ai Beni Culturali, mette in evidenza il fatto che la villa potrebbe essere stata curata dai tanti dipendenti forestali invece di essere ceduta ad un privato a discapito dei cittadini.
Un bene del valore inestimabile come ad esempio lo è la Fontana di Trevi, venduta fortunatamente solo in una splendida interpretazione di Totò nel celebre film di Camillo Mastrocinque, “Totòtruffa ‘62”. In quest’ultimo caso fu soltanto una finzione cinematografica, ma qui in Sicilia sembra che tutto sia davvero possibile.
Ciò che ci stupisce è un ossimoro che, a quanto pare, succede solo nella terra di Pirandello: mentre alla gente viene espropriata per pubblica utilità la loro terra alla quale sono uniti per palesi legami affettivi, invece ciò che è pubblico viene venduto senza nessun criterio e per pochi spiccioli a dei privati.
Gli agrigentini, e non solo, si troverebbero privati di un giardino riguardo al quale Gabriel Fauré scrisse così: ‘‘l’albergo…permette delle lunghe sieste sotto il verde e i fiori delle sue terrazze, il grano ondeggia alla brezza che viene dal largo, alberi di ciliegie, di prugne e mele alzano le loro corone verso il cielo azzurro come il mare”. Maurice Maeterlinck scriveva invece: ”…vi si trova un albergo ben tenuto, circondato da un bel giardino di limoni, di oleandri e di camelie, e dal quale si gode, sul mare e sulla campagna ondulata, una vista deliziosamente dolce e riposante. Quante gioie sono così rare in Sicilia…”
Vogliamo concludere l’articolo gettandovi nella visione idilliaca del belga Maeterlinck e del francese Fauré, i quali visitarono la Valle dei Templi nei primi del ‘900 e che forse meglio di chiunque altro, nonostante siano forestieri, riescono ad impregnarvi la mente di amore per la nostra terra, incorniciando, come in un’ottica Titiresca-Melibea o ancora meglio Georgica-Virgiliana, il valore agreste, paesaggistico ed archeologico del luogo.
Per questo abbiamo voluto ascoltare la Soprintendente dei Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento, la dott.ssa Caterina Greco, per capire qualcosa e chiedere delucidazioni sulla “strana” vicenda. Una intervista esclusiva dai toni inaspettati.
Vai al minuto 20,34 per le dichiarazioni del Soprintendente
[fancygallery id=”9″]
© RIPRODUZIONE RISERVATA