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Cronaca

Eredità Immateriali: dal maestro “Carradore Raffaele La Scala” all’Arte Etnoplasica di Vanadia”. Viaggio nel patrimonio culturale dimenticato

Eredità Immateriali, queste sconosciute: dal maestro “Carradore Raffaele La Scala”, all’Arte Etnoplasica di Vanadia”. Un viaggio nel patrimonio culturale dimenticato da Agrigento 2025.
Sebbene il progetto culturale di “Agrigento capitale della cultura 2025” ponga le sue basi sulla relazione fra l’individuo, la società e la natura, il programma, che doveva essere articolato su eventi volti a valorizzare la cultura del territorio, ha paradossalmente “dimenticato”, rendendole “invisibili”, le espressioni identitarie immateriali caratteristiche dell’agrigentino, iscritte nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana, istituito in conformità con la Convenzione UNESCO del 17/10/2003.
“Il sé, l’altro e la natura: relazioni e trasformazioni culturali”, ricordiamo. è il tema guida di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025; un tema, ispirato ai quattro elementi di Empedocle: acqua, aria, terra e fuoco, pensato per riflettere sulle connessioni tra esseri umani, ambiente e arte: Agrigento, con i suoi 2.600 anni di storia, fulcro di una riflessione tra passato e contemporaneità.
Il nutrito programma di Agrigento 2025 ha dato adito ad alcune critiche sulla fattibilità dei progetti in itinere e sull’inserimento in esso di manifestazioni ritenute poco coerenti con lo spirito della nomina.
Delle Eredità Immateriali, che risultano censite nell’agrigentino, soltanto la “Festa di San Calogero” è stata aggregata al programma di eventi, probabilmente per la notorietà ampiamente riconosciuta anche in termini di richiamo turistico.
Ricordiamo che la Convenzione UNESCO definisce le Eredità come: “l’insieme delle pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e tecniche – nella forma di strumenti, oggetti, artefatti e luoghi ad essi associati- che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale.
Esse, infatti, esprimono un senso di continuità storica e costituiscono un elemento essenziale dell’identità culturale di un territorio e della sua comunità.
Per dare una risposta a tali considerazioni l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione ha, così, istituito, con il D.A. n. 77 del 26 luglio 2005, il Registro delle Eredità Immateriali (REI) e il Programma Regionale delle Eredità Immateriali. Grazie al Registro la Regione Siciliana ha posto in essere le attività essenziali per l’identificazione e registrazione delle proprie eredità culturali, contribuendo altresì alla loro salvaguardia, con particolare riguardo per quelle a rischio di scomparsa o alterazione, nonché alla loro adeguata promozione e fruizione, grazie al Programma Regionale delle Eredità Immateriali.
Quali sono le Eredità Immateriali di Agrigento che nel tempo hanno ottenuto la prestigiosa iscrizione all’interno del REI – REIS?
– Nel Libro delle Celebrazioni risultano iscritte nel 2006 la “Festa di San Calogero”, la “Pace di Caltabellotta” e gli “Archi di Pasqua” di San Biagio Platani. Nel 2022 è stata iscritta la “festa di Santa Croce- sagra del Taratatà” di Casteltermini,
– Nel Libro dei Saperi, sin dal 2007, figura iscritta “L’Arte Etnoplasica di Roberto Vanadia”, di Agrigento.
Sono stati iscritti nel libro dei Saperi anche la tecnica di “pesca e salagione del pesce azzurro” di Sciacca ed i “Saperi della civiltà mineraria”.
Nel 2016 ha ottenuto l’abito riconoscimento anche l’ “Arte organaria del fratelli Cimino” di Agrigento.
Nel 2021 è stato iscritto nel Libro dei Mestieri, Saperi e Tecniche il “Val d’Akragas, Cultura Popolare di Sicilia” di Agrigento.
Nel “Libro dei Tesori Umani Viventi” sono iscritti dal 2006 il “Carradore Raffaele La Scala” di Agrigento ed i “Maestri Ceramisti Paolo e Giuseppe Caravella” di Burgio che, nella propria bottega, rimasta inalterata nel tempo, si producono manufatti e vasellame in terracotta secondo antichissime tecniche di lavorazione dell’argilla, modellata manualmente al tornio, e cotta nella fornace a legna esistente dal 1600, per poi essere finemente decorati.
Al di là delle identità legate a forme celebrative e cicli produttivi, assumono particolare rilevanza le espressioni artistiche ed artigianali di singole persone individuate come unici detentori di particolari conoscenze e abilità necessarie e indispensabili per la produzione di manufatti che esprimono pienamente l’identità culturale siciliana.
Basti pensare a Paolo e Giuseppe Caravella di Burgio piuttosto al maestro carradore Raffaele La Scala ed ai fratelli Cimino, rarissimi testimoni dell’Arte organaria.
Nell’abito della programmazione di “Agrigento Capitale della Cultura 2025”, le possibili iniziative di valorizzazione del patrimonio identitario di Agrigento avrebbero potuto quantomeno definire anche la dimensione museografica della cultura materiale, che trova sicura sintesi nelle collezioni riconducibili all’Arte Etnoplastica di Roberto Vanadia, già patrimonio del Comune di Agrigento.
Di particolare pregio la collezione “I luoghi del Caos” che costituisce la rivisitazione in chiave etnostorica della Girgenti di Pirandello resa evidente attraversi un’articolata dinamica espositiva imperniata su plastici documenti etnografici appositamente ideati e realizzati al fine di permettere al visitatore un contatto diretto con la realtà ambientale descritta dallo stesso Pirandello nelle sue opere.
Attualmente questa collezione e la monumentale installazione presepiale ambientata nella Girgenti fine ottocento, languono presso il complesso monumentale del “Palazzo dei Filippini”, in attesa della definizione dei lavori di ristrutturazione della sede e del conseguente necessario restauro delle opere.
Sembra quasi un’occasione mancata non riflettere sull’importanza che questo patrimonio gioca nella rappresentazione della memoria storica e dell’immagine di una comunità, da utilizzare anche in chiave turistica.
(in copertina: particolare dell’arte etnoplastica di Roberto Vanadia)

Luigi Mula