Questi per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate o non sono “esauribili” quindi, il loro utilizzo, non pregiudicherebbe le stesse risorse naturali per le generazioni future, come l’impego delle tradizionali fonti. Inoltre, molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite ovvero di non immettere nell’atmosfera sostanze nocive e/o climalteranti quali ad esempio la CO2. Esse sono dunque alla base della cosiddetta economia verde.
Ogni Stato membro ha un proprio specifico obiettivo per il 2020, stabilito in base alla situazione di partenza, al potenziale di energie rinnovabili disponibili e alla situazione economica. Dal 2004 l’utilizzo delle rinnovabili non è salito solo a livello comunitario, ma in ognuno dei Paesi membri si è verificato un aumento più o meno significativo.
All’interno dell’Ue, solo tre paesi hanno già raggiunto i loro obiettivi per il 2020, e sono, oltre alla Svezia, la Bulgaria e l’Estonia. Anche Lituania e Romania sono però oramai quasi al traguardo, dato che per loro manca meno dello 0,5% al suo raggiungimento. L’Italia per di più, con il 16,7%, è oramai prossima alla soglia del 17% stabilita per il 2020. Tra i Paesi più lontani dall’obiettivo ci sono il Regno Unito (indietro del 9,9%), i Paesi Bassi (indietro del 9,5%), la Francia (sotto dell’8,8%) e l’Irlanda (sotto dell’8,2%).
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