Ditta di Sciacca condannata a risarcire due milioni di euro
La Corte di Appello di Palermo ha respinto il ricorso presentato dalla ditta Bollara di Sciacca che dovrà così corrispondere alla Regione Siciliana le somme liquidate in sentenza, pari ad oltre due milioni di euro.
Nell’ottobre del 1990 un nubifragio abbattutosi sul territorio del Comune di Sciacca causava lo straripamento del torrente Cansalamone; per effetto della piena l’acqua invadeva la sede del mobilificio della Ditta Bollara danneggiando i macchinari, le materie prime, i mobili nonchè la struttura stessa dell’edificio. La Regione Siciliana, a seguito degli eventi calamitosi verificatisi nei territori di Licata, Sciacca, Barrafranca e Mazzarino , interveniva con una legge regionale in favore delle aziende industriali ed artigiane danneggiate, prevedendo la concessione di un contributo a fondo perduto pari al 90% dell’ammontare dei pregiudizi subiti, compreso il danno per il fermo dell’attività economica. Con decreto del 1995 dell’Assessore Regionale per l’Industria veniva concesso alla Ditta Bollara un contributo di lire 5.717.946.184, asseritamente pari al 90% dell’ammontare dei danni subiti ; con successivi decreti del medesimo assessorato l’importo veniva ridotto definitivamente in misura pari a lire 2.009.427.718, per effetto di una riformulazione del calcolo dei danni ammissibili a contributo. In conseguenza di ciò l’Amministrazione Regionale richiedeva la restituzione della somma erogata in eccedenza rispetto al contributo rideterminato alla ditta Bollara; quest’ultima proponeva due ricorsi straordinari al Presidente della Regione siciliana avverso i provvedimenti di rideterminazione del contributo che venivano però respinti. L’Amministrazione Regionale chiedeva ed otteneva l’emissione di un decreto ingiuntivo nei confronti della Ditta Bollara, per la restituzione, da parte della società, della somma erogata in eccedenza rispetto al contributo rideterminato , pari ad euro 1.915.289, oltre interessi; avverso il decreto ingiuntivo proponeva opposizione la ditta Bollara con atto di citazione in giudizio. Nel corso del giudizio interveniva ad adiuvandum della ragioni dell’Assessorato il dr. Ignoffo Nicolò, rappresentato e difeso dall’Avvocato Girolamo Rubino, per chiedere il rigetto dell’opposizione proposta dalla ditta Bollara; il Dr. Ignoffo, dirigente regionale, aveva subito una condanna da parte della Corte dei Conti per danno erariale per avere concorso nella liquidazione del maggior contributo erogato alla ditta Bollara. Pertanto, laddove la Regione Siciliana ottenesse la restituzione della somma dovuta da parte della Ditta Bollara il Dr. Ignoffo nulla dovrebbe all’erario venendo meno il danno erariale cagionato ; donde il suo interesse all’esito del giudizio.Il Tribunale di Palermo, condividendo le tesi difensive dell’Avvocatura dello Stato nell’interesse della Regione Siciliana e dell’Avvocato Girolamo Rubino nell’interesse dell’interveniente Ignoffo Nicolò, rigettava l’opposizione della Ditta Bollara, confermando il decreto ingiuntivo e condannando al pagamento delle spese di giudizio la Ditta Bollara; ma quest’ultima proponeva un appello davanti la Corte di Appello di Palermo, chiedendo l’integrale riforma della sentenza di primo grado. Anche davanti la Corte d’Appello di Palermo si sono costituiti in giudizio sia l’Assessorato regionale dell’Industria, con il patrocinio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, sia il Dr. Ignoffo Nicolò, con il patrocinio dell’avvocato Girolamo Rubino (in foto), per chiedere il rigetto dell’appello proposto dalla ditta Bollara. La Corte di Appello di Palermo, Sezione 1 Civile, Presidente il dr. Rocco Camerata Scovazzo, relatore il consigliere Guido Librino, condividendo le argomentazioni formulate dall’avvocatura dello stato e dall’avvocato Girolamo Rubino , ha respinto l’appello della ditta Bollara , condannando quest’ultima anche al pagamento delle spese processuali. Pertanto, per effetto della sentenza della Corte d’Appello la ditta Bollara dovrà corrispondere alla regione siciliana le somme liquidate in sentenza, pari ad oltre due milioni di euro, mentre il dr. Ignoffo non dovrà restituire nulla all’Amministrazione di appartenenza venendo meno il danno erariale.