E’ dello scorso 20 maggio l’ultima sollecitazione del responsabile dell’ufficio IRSAP di Agrigento, l’ingegnere Salvatore Callari, sul problema delle maxi discariche che incombono nella zona industriale agrigentina, e in particolare nei territori di Aragona e Favara, e soprattutto in piazza del Lavoro e in altre strade dell’agglomerato.
“Va ricordato che ai Comuni, in virtù del loro regolamento TARI, le aziende insediate nell’agglomerato industriale pagano la tassa rifiuti e, come disciplinato dal D.Lgs. n. 152/2006, sono gli Enti locali ad esercitare i poteri e le funzioni di rispettiva competenza anche per le attività industriali con capannoni di produzione ed attività artigianali e commerciali”, sottolinea il commissario straordinario IRSAP Mariagrazia Brandara, “la situazione è al limite della sicurezza e igiene pubblica, a farne le spese l’utenza e le imprese insediate che vivono e subiscono il disagio”.
Maxi discariche abusive a cielo aperto dove peraltro sono presenti materiali pericolosi soggetti ad autocombustione: una situazione che va avanti da lungo tempo e che è stata più volte in passato sollevata agli organi istituzionali presenti sul territorio dagli uffici IRSAP di Agrigento. In particolare gli uffici territoriali hanno sottolineato la presenza di materiale pericoloso laddove erano stati collocati precedentemente i cassonetti da parte del Comune per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. “Certamente l’asportazione dei cassonetti, anche nei territori di competenza nella zona industriale, dove si pratica la raccolta differenziata porta a porta ha di fatto incoraggiato l’abbandono indiscriminato di rifiuti sul posto, con la formazione di discariche a cielo aperto”, continua l’ingegnere Callari -. “Le segnalazioni, sia verbali che scritte, ai sindaci dei Comuni in qualità di autorità sanitarie comunali territorialmente competenti ai fini della bonifica dei siti interessati dalla formazione di discariche abusive, sono rimaste prive di riscontro”.
L’ex Asi di Agrigento, fin dal 2015, ha più volte denunciato la problematica diffidando persino i sindaci dei Comuni di Aragona e Favara.