Daniele Alletto racconta la sua “isolitudine”
“E’ il racconto di una realtà anacronistica e contadina fatta di gesti semplici che sulla tela assumono valori assoluti, una sospensione temporale come spiragli su una vita ormai lontana”.
Così scrive Maria Rosso, curatrice della mostra d’arte, a proposito di “Tannu a Linusa”, la personale di Daniele Alletto, allestita per il secondo anno consecutivo sulla più piccola delle isole Pelagie, che verrà inaugurata il prossimo 7 agosto all’interno di una tipica e colorata casa linosana.
Si gioca tutto sul filo della memoria, che come una costante, rafforza la carica umana e impedisce che si crei una cesura troppo netta e traumatica tra il passato e il presente, il nuovo percorso artistico di Alletto che ancora una volta riesce a fermare sulle tele immagini del tempo che fu. Un passato rivissuto attraverso le ventisette opere, che come finestre su di un tempo che non esiste più, raccontano le mille difficoltà di una vita isolana. In tutte le opere si evince come vi sia da parte dell’artista una chiara partecipazione a cose e persone della sua terra, affidando al pennello i ricordi di ciò che conosce in prima persona o attraverso i racconti, facendo sì che i materiali artistici impiegati divengano in realtà gli interpreti dei sentimenti della gente di Linosa.
Uno dei motivi fondamentali attraverso cui viene elaborata la pittura di Daniele Alletto è una rappresentazione specificatamente identitaria dell’isola.
E’ un racconto che si snoda attraverso gli elementi naturali : La terra che dà nutrimento, vista attraverso la fatica del lavoro di uomini e muli che viene esaltato da colori accesi. In questi paesaggi animati da personaggi attivi, non si ha la sovrapposizione di fasce distinte di cielo, terra e mare ma queste riescono ad essere ben omogenee grazie ad un preciso effetto sfumato.
Lo scorrere della vita, è testimoniato attraverso un vasto ciclo temporale in cui si svolgono le opere, dai bagliori dell’aurora al notturno. Le ore meridiane sono quelle che animano le colorate strade del paese che vive il proprio tempo svolgendo attività semplici, come in Chiacchiere e ricami. Il chiarore abbacinante del mezzogiorno ci colpisce in Fichi al sole, opera dalla prospettiva ardita di grande effetto visivo. Ballo di mezza estate è invece la rappresentazione della vita comunitaria che si concede svago e allegria a cui si contrappone un intimismo d’origine psicologica negli intrecci di pensieri di un uomo che, in Riflessioni notturne pare come allontanatosi dalla festa in cerca di risposte nella notte.