Crisi nei comuni, Agrigento e Porto Empedocle: ciò che si sa e non viene detto
“Il Paese dei Comuni falliti”. Intitola così una recente inchiesta de “La Repubblica” dove mette in evidenza che ben 84 amministrazioni comunali sono in dissesto e 146 sono prossime al “crack” finanziario.
Dati allarmanti che hanno anche riguardato i comuni dell’agrigentino. Ultimo in ordine di tempo il comune di Porto Empedocle, dove il Consiglio Comunale nel corso dell’ultima seduta ha votato la delibera di dissesto. Prima del comune marinaro ci ha pensato Casteltermini. Il prossimo? Quasi certamente il comune “pentastellato” di Favara.
Negli ultimi otto mesi in Sicilia ben sei amministrazioni (Acate, Barrafranca, Carini, Casteltermini, Mussomeli e Scaletta Zanclea ndr) sono finite sotto la scure silenziosa del “fallimento”.
Segno di una crisi che, al di là, delle responsabilità politiche, vede oggi le amministrazioni inermi dinnanzi un “cataclisma” che investe tutti e tutto. Complice sicuramente il taglio dei trasferimenti regionali e statali, che in qualche modo garantivano di far “quadrare” i conti; la situazione economica degli Enti è oramai fuori controllo. Mala amministrazione, ma anche parametri sempre più stringenti con un “patto di stabilità” che addirittura, in alcuni casi, non consente neanche di mettere in sicurezza le scuole o ripristinare le strade.
E Agrigento? Una situazione non certo rosea quella delle casse comunali del comune capoluogo. Lo scorso anno, con l’insediamento della nuova amministrazione la situazione è sembrata quanto più tragica del previsto. Un extra-deficit ereditato di 34 milioni di euro, e un bilancio dove tiene conto di vecchi crediti che non è più realistico tenere in considerazione. Fondi fantasma, qualcuno direbbe e frutto di passate gestioni amministrative. Crediti che la città dei Templi vanterebbe anche dal lontano 1989 e che oggi non si sa se arriveranno mai. Probabilmente un sistema, quello di iscrivere fondi in bilancio mai visti, che è servito a evitare il default, ma come si sa tutti i nodi vengono al pettine prima o poi. Ed è così che l’amministrazione comunale targata “Firetto”, conscia del rischio “default”, è già a lavoro per evitare il tragico dissesto. Probabile che a presto si vedrà dunque un piano di riequilibrio che potrà vedere cospicui “tagli” a partire dai costi della politica.
Intanto le polemiche non mancano e fra i più fervidi oppositori all’attuale amministrazione comunale di Agrigento c’è già chi parla di dimissioni. Tutto frutto di uno scenario, visto e rivisto, dove al di là della responsabilità attuali, si parla di presunta mala amministrazione nella gestione di altri comuni. Sì, perché il dichiarato dissesto a Porto Empedocle ha aperto scenari politici prevedibili. Tutti a puntare il dito contro l’attuale primo cittadino della città dei Templi. La responsabilità? Avere governato per 8 lunghi anni “Vigata”.
Eppure il comune marinaro era stato sempre preso a “icona” di una “nuova primavera”. Un Comune rinato e esempio per tutte le altre amministrazioni siciliane. Ma cosa è accaduto davvero a Porto Empedocle? La situazione attuale, vede infatti un comune dove i servizi essenziali sembrano essere latitanti.
Parte di questo “disastro” di bilancio è certamente addebitabile alla Tari, la famosa tassa sui rifiuti. Nel 2013 infatti, anno in cui sindaco era Lillo Firetto, l’incasso sfiorava il 57%; nel 2014 gli empedoclini non hanno invece pagato le tasse di smaltimento poiché il Consiglio Comunale non ha approvato, nei termini previsti, la delibera Tari. E nel 2015? Firetto diventa sindaco di Agrigento e a Porto Empedocle gli incassi scendono al 25,90%. Insomma, la responsabilità più che del primo cittadino pare essere di altri. Tradotto, tutto ciò ha causato all’ente un disallineamento delle casse comunali per milioni e milioni di euro che oggi hanno portato al dissesto, provocato anche dall’enorme tasso di evasione fiscale.
Stessa cosa, in termini di rischio default, accade ad Agrigento, dove la Corte dei Conti è intervenuta sul rendiconto finanziario 2014 del Comune di Agrigento. Stesso anno in cui ad amministrare Agrigento c’era chi oggi grida allo scandalo.
Passato, presente e futuro che si intersecano fra gestioni amministrative, scelte sbagliate e forse anche incapacità attuale nell’amministrare. L’unica cosa certa è che a farne le spese sono, e saranno, sempre i cittadini.
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