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Regioni ed Enti Locali

Crisi IPAB in Sicilia: i lavoratori si rivolgono al Presidente della Repubblica

ipab1Con il ricorso all’ecc. Sig. Presidente delle Repubblica attraverso la petizione sottoscritta da 624 operatori e dipedenti delle ii.pp.a.b. di Sicilia, sparsi in 33 strutture presenti in tutte le 9 province, ci viene data la possibilità, in poche righe,

di riportare a conoscenza ed alla memoria dell’opinione pubblica lo scenario delle attuali IPAB siciliane, al fine di sollecitare una riflessione critica sul nostro lavoro, sulla funzione che di fatto esercitiamo nella società, sullo stato di abbandono istituzionale ed umano, sulle possibili ed eventuali soluzioni previste ed attuabili per porre fine a questo stato di degrado. Non vogliamo puntare il dito su persone, partiti, associazioni o sindacati, ma è fondamentale denunciare l’evidenza: ciò che ha contribuito ad imbrigliarci in una ragnatela perniciosa e distruttiva, intessuta da scelte opportunistiche e spietate che riconducono la grave crisi economica di questi Enti ad una sterile polemica politica, ad una guerra contro le I.P.A.B. e contro chi si occupa di esse.
Appellandoci in primis alla sensibilità del Presidente della Repubblica, con la petizione abbiamo voluto evitare condotte tendenti alla autoreferenzialità o, peggio ancora, alla commiserazione.

Con essa chiediamo un legame di solidarietà ad ampio raggio in grado di contrastare l’attuale impoverimento congiunto di queste realtà lavorative e dei medesimi lavoratori; chiediamo provvedimenti urgenti; chiediamo un piano di risorse sufficienti, chiediamo l’attivazione di coloro che, in modi differenti sono toccati da queste problematiche, da queste vicissitudini; chiediamo di ridare legittimità alla nostra funzione di operatori sociali. Chiediamo che le nostre sorti non siano nelle mani di pochi potenti, perché pensare al problema solo in termini di gravità è ridurlo a vicende soggettive, non è percepirlo come qualcosa che tocca la vita di tutti, percepirlo nella sua “tragicità” di problema sociale e collettivo.

Le Istituzioni devono rimettere in discussione le scelte errate perpetrate negli anni ed uscire dal circuito dell’insensibilità, dell’insofferenza e del falso rigore economico nei confronti dei dipendenti ormai stremati dalla povertà e dalla vulnerabilità; non basta limitarsi ad interventi tecnici o rifugiarsi in costruzioni idealizzanti, ma bisogna ribadire a tutti costi la propria situazione di abbandono da parte dei governi che, guidati dalla logica economicistica si adoperano per la nostra ineluttabile fine, ritenendo i lavoratori i veri responsabili; a nostro avviso, invece, sono proprio loro i colpevoli perché non si danno da fare. “Troppo facile!”
Noi dipendenti delle ipab consapevoli che il nostro lavoro è fondamentale, troppo importante per essere eliminato e per assistere increduli ed impotenti alla sua distruzione da parte del potere, lanciamo la sfida e siamo pronti a: “denunciare le ingiustizie e le speculazioni, difendere ad ogni costo il nostro posto di lavoro, il nostro futuro, la nostra vita, perché tutte le vite valgono allo stesso modo. Resistere significa urlare alle istituzioni di parlare solo dei temi più urgenti, per dedicarsi ai problemi che sono davvero importanti, in modo che si riesca a dare risposte concrete, costruire un punto di vista differente, cosicché le persone possano sperimentare che il mondo tragico non è solo quello visibile dalle immagini di mondi lontani offerte dai media, ma esiste anche qui ed ora, e noi ne facciamo parte”.