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Covid-19 mafia e imprese, il giudice Morosini: “L’allerta il primo antidoto” – VIDEO

Un’operazione antimafia di primo piano: 91 arresti eseguiti dalla Guardia di finanza di Palermo coordinata dalla DDA del capoluogo.

Al centro delle indagini le attività dei clan palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella. A vario titolo la procura ha proceduto per i reati di associazione mafiosa, estorsione, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa nel settore delle corse dei cavalli e soprattutto concorrenza sleale mediante minacce.

La mafia ha tentato di approfittare della crisi del Covid-19. L’ipotesi è che la mafia volesse approfittare della crisi economica portata dal coronavirus, cannibalizzando le piccole e medie imprese senza liquidità ma gli inquirenti hanno giocato d’anticipo come spiega il GIP del tribunale di Palermo che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare, Piergiorgio Morosini: “Sono proprio queste le situazioni in cui i gruppi criminali sono tentati di avvicinarsi ai soggetti in crisi per proporre dei finanziamenti che potrebbero poi tradursi in vere e proprie forme di usura che porterebbero poi alla perdita della libertà di iniziativa economica per molti imprenditori”. L’Europa? Guardi alle buone pratiche antimafia italiane Il crimine organizzato rappresenta un pericolo per tutta Europa, il Die Welt si è spinto a scrivere che la mafia italiana non aspetta altro che i fondi europei, un approccio che un magistrato ovviamente non può condividere sottolineando che la Penisola è anche il luogo in cui contro la mafia sono state sviluppate “pratiche investigative” e leggi che potrebbero essere utili a tutta Europa”.

“In questi giorni si sta assistendo in Italia a una serie di operazioni che dimostrano come la legislazione italiana – spiega Morosini – sia avanzata nella lotta di contrasto ai clan e di come in Italia disponiamo di organi investigativi in grado di analizzare tantissimi dati; disponiamo di iniziative per prevenire infiltrazioni mafiose nel circuito economico finanziario. Io credo che questa sia un’esperienza che può essere messa a disposizione di tutta la realtà continentale anche in virtù delle forme di cooperazione giudiziaria che esistono in Europa. L’esperienza italiana dimostra come lo stato di allerta è un primo antidoto per costituire un cordone sanitario intorno alle realtà economiche in difficoltà”. Ma attenzione, le forze dell’ordine e la magistratura non bastano: gli imprenditori, conclude il magistrato, devono trovare “un sostegno sul territorio” nelle loro relazioni con le banche, le istituzioni e le associazioni di categoria.

Fonte Euronews

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