ma il Tribunale di Agrigento lo aveva prontamente reintegrato in accoglimento di un ricorso patrocinato dagli avvocati Girolamo Rubino (in foto) e Mario La Loggia , con conseguente condanna del datore di lavoro al risarcimento del danno in misura pari alla retribuzione globale dalla data del licenziamento alla data dell’effettiva reintegrazione , oltre rivalutazione monetaria ed interessi legali e oltre la condanna alle spese legali, liquidate in euro duemilacinquecento oltre accessori. Il Giudice del Lavoro di Agrigento aveva definito “non giustificato il licenziamento posto in essere per ragioni meramente pretestuose, al limite della discriminazione, ovvero anche del tutto irrispettoso delle regole procedimentali che assicurano la correttezza dell’esercizio del diritto”; ed ancora aveva sottolineato che, nonostante l’istruttoria avesse escluso la sussitenza di una qualsiasi forma di responsabilità disciplinare, ciò nonostante il Commissario Straordinario aveva ritenuto di recedere con effetto immediato dal rapporto di lavoro con il ricorrente. Ma il Consorzio ASI di Agrigento in liquidazione proponeva un reclamo davanti la Corte di Appello di Palermo per la riforma della sentenza del Tribunale di Agrigento favorevole al Callari; quest’ultimo si costituiva in giudizio anche in grado di appello, sempre con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Mario La Loggia, per chiedere il rigetto del reclamo e la conferma della sentenza di primo grado. Anche la Corte d’Appello dava ragione al Callari,rigettando il reclamo proposto dal Consorzio ASI e condividendo la tesi sostenuta dagli avvocati Rubino e La Loggia secondo cui il procedimento disciplinare avrebbe dovuto essere istruito in forma collegiale dall’Ufficio procedimenti disciplinari ed anche il provvedimento finale avrebbe dovuto essere adottato dal predetto organismo, e non già dal Commissario Straordinario. Ma il Consorzio Asi in liquidazione di Agrigento, in persona del legale rappresentante Geometra Alfonso Cicero, non demordeva e proponeva infine un ricorso davanti la Suprema Corte di Cassazione per la cassazione della sentenza della Corte d’Appello favorevole al Callari. Ma anche la Corte di Cassazione si pronunziava in senso sfavorevole al Consorzio, confermando la nullità del licenziamento disciplinare e condannando il consorzio ricorrente anche al pagamento delle spese legali, liquidate in euro tremilacinquecento, oltre accessori. A questo punto , alla fine della vicenda processuale, l’ingegnere Callari, con il patrocinio degli avvocati Rubino e la Loggia, è risultato vittorioso in tutti i gradi di giudizio, ed ha mantenuto il suo posto di lavoro, mentre l’IRSAP pagherà le spese giudiziali anche per il ricorso davanti la Suprema Corte di Cassazione.