Con la consegna delle schede e degli elaborati redatti dai volontari di Protezione civile dell’Ordine degli architetti di Agrigento si è concluso oggi il progetto MonumentiAmo, nato dalla sinergia tra lo stesso Ordine e l’Arcidiocesi con l’obiettivo di alimentare una banca dati informatica sulla vulnerabilità sismica dei beni culturali ecclesiastici, ricadenti sul territorio comunale della città dei templi.
I volontari di Protezione civile, preliminarmente formati in materia, hanno censito e schedato le condizioni di stabilità dei beni culturali ecclesiastici ricadenti sul territorio agrigentino e indicati nell’elenco allegato al protocollo di intesa sottoscritto, nel 2021, tra Ordine e Arcidiocesi.
I risultati raggiunti con il progetto sono stati descritti stamattina nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel Palazzo Vescovile durante la quale sono intervenuti l’arcivescovo monsignor Alessandro Damiano, il direttore dell’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici don Giuseppe Pontillo; il presidente dell’Ordine degli architetti Rino La Mendola e il coordinatore del progetto, l’architetto Giuseppe Vita.
“Un servizio importante per la prevenzione e la custodia di questo patrimonio ma anche la promozione del territorio e dei beni culturali che contiene – dichiara monsignor Alessandro Damiano – e diventa volano per le altre istituzioni, per il turismo e per la cura dei prospetti, campanili, cupole, quadri, … Tutta l’Italia ha un patrimonio immenso, con un museo che comincia dalle Alpi e finisce in Sicilia”.
“Siamo orgogliosi di offrire, ancora una volta – afferma Rino La Mendola – il nostro contributo tecnico-scientifico a servizio della collettività. Con il progetto MonumentiAmo abbiamo alimentato una sorta di banca dati sulla vulnerabilità sismica di gran parte del patrimonio dei beni culturali ecclesiastici evidenziando la pericolosità di singoli elementi strutturali, quali facciate, navate, coperture, torri campanarie. Dai risultati riportati nelle schede, è emerso un patrimonio ecclesiastico in discreta salute, dal punto di vista strutturale. Tra i monumenti che hanno fatto registrare un indice di vulnerabilità sismica più alto, seppur comunque moderato, le chiese di San Nicola, Sant’ Alfonso e di Santa Maria degli Angeli per le quali sono stati suggeriti interventi per il consolidamento di alcuni elementi strutturali. Auspichiamo che MonumentiAmo possa assurgere a progetto pilota al quale le amministrazioni comunali dell’Agrigentino potrebbero ispirarsi per costituire una propria banca dati informatica sulle condizioni di vulnerabilità sismica del patrimonio dei beni culturali ricadenti nei centri storici dell’agrigentino”.
“La collaborazione tra l’Ordine degli architetti e l’arcidiocesi di Agrigento è costante – spiega don Giuseppe Pontillo – che nasce con una collaborazione con tutti gli iscritti all’Ordine essendo i primi a intervenire nella tutela e manutenzione delle chiese sottoposte a vincolo. Poi c’è la collaborazione ufficiale tra l’Ordine e l’ufficio dei Beni culturali con l’Arcidiocesi che mira a una analisi più ampia del patrimonio del territorio. il progetto “MonumentiAmo” si inserisce proprio in questa collaborazione, sono state selezionate alcune chiese sulle quali sono stati fatti dei rilievi e i risultati hanno permesso di valutare quali sono le criticità insistenti su alcuni edifici di culto. Questo rilievo ci potrà servire per una programmazione immediata e per gli interventi sul territorio e speriamo anche di acquisire il modello così da proiettarlo su tutta la provincia e l’Arcidiocesi e, quindi, verificare la vulnerabilità sismica del patrimonio ecclesiastico. Questa collaborazione ha portato già il suo primo risultato con i dati consegnati che speriamo di ampliare ancora nel futuro”.
“Gli architetti sono stati preparati per la compilazione delle schede di monitoraggio dei monumenti ecclesiastici – dice Giuseppe Vita – Molto importante, oltre al monitoraggio della vulnerabilità sismica, anche la valutazione di tutti i beni mobili contenuti all’interno delle chiese così che, in caso di intervento, si ha subito la cognizione di avere la mappa dei beni in esse contenuti e si possa procedere con il loro recupero”.