Conclusa la prima fase dei lavori del Tavolo tecnico per lo studio, la messa in sicurezza e la valorizzazione della rete ipogeica
Questa mattina, negli uffici del Genio Civile di Agrigento, si è riunito il tavolo tecnico instituito per lo studio, la messa in sicurezza e la valorizzazione della rete ipogeica che attraversa il sottosuolo della città nel rispetto del cronoprogramma redatto in occasione dell’insediamento dello scorso 16 maggio.
Le attività svolte in questa prima fase e quelle da svolgere nella seconda fase sono state descritte da Rino La Mendola, capo del Genio Civile di Agrigento e coordinatore del Tavolo tecnico durante l’incontro di oggi alla presenza di Marco Falcone, assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità; Salvatore Lizzio, direttore del dipartimento regionale Tecnico; Fulvio Bellomo, direttore del dipartimento regionale alle Infrastrutture, del sindaco Firetto e delle delegazioni degli enti facenti parte del Tavolo tecnico: autorità di Bacino, commissario del Governo per il dissesto idrogeologico, Comune di Agrigento, corpo regionale delle Miniere, Curia Arcivescovile di Agrigento, dipartimenti regionali dell’Ambiente e della Protezione Civile, Libero Consorzio comunale, Parco della Valle dei Templi, Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, Vigili del Fuoco.
Per l’attivazione della prima fase è stata acquisita la documentazione, già prodotta dal tavolo nel 2010, dalla quale risulta che all’epoca erano stati censiti 147 imbocchi alla rete ipogeica. Partendo da questi dati, il Tavolo ha proseguito le ricerche, rinvenendo altri imbocchi, per un totale di 186 accessi, che sono stati introdotti nella planimetria georeferenziata, leggendo la quale si apprezza la distinzione tra gli accessi orizzontali e quelli verticali e tra gli accessi riportati per dati storici acquisiti e quelli invece accertati sul territorio. Durante la prima fase dei lavori sono stati acquisiti i dati relativi alle indagini di ispezione del sottosuolo, recentemente eseguite dal Genio Civile. Da tali indagini risulta il rinvenimento di un ipogeo non ancora catalogato sotto la via Atenea, di fronte alla chiesa di San Giuseppe. In particolare, le telecamere, introdotte attraverso un foro praticato sul bordo di via Atenea, hanno rilevato la volta dell’ipogeo ad una profondità di 5,80 metri e mostrano chiaramente una cavità ben definita, dell’altezza di 1,60 metri che, probabilmente, si riallaccia, o si riallacciava, all’ipogeo già esistente sotto la chiesa di San Giuseppe. Le immagini catturate dalla telecamera fanno pensare che l’ipogeo ispezionato sia stato molto probabilmente utilizzato quale rifugio antiaereo, durante la seconda guerra mondiale. Infatti, su una delle pareti dello stesso ipogeo, è ben visibile una fila di chiodi, che presumibilmente sosteneva punti di illuminazione sotterranea. Il sopralluogo effettuato ha dato contezza di un patrimonio ipogeo molto imponente con sviluppi planimetrici molto interessanti e con ambienti che potrebbero prestarsi, una volta effettuati gli interventi manutentivi, ad una fruizione turistica. I lavori proseguiranno per raggiungere gli obiettivi fissati in occasione dell’insediamento. In particolare, nei prossimi giorni, sarà valutata l’ipotesi di sottoscrivere una convenzione tra la Regione Siciliana e il Comune di Agrigento affinché possano essere capitalizzate al meglio le risorse economiche in capo al Comune sul tema degli ipogei (finanziamento del Ministero dell’Ambiente), consentendo al tavolo di offrire il proprio contributo per la progettazione, previo rilievo topografico, dei lavori necessari per la messa in sicurezza e per la riqualificazione di una parte della rete ipogeica che potrebbe essere resa fruibile ai fini turistici. La seconda fase dei lavori sarà centrata sulla verifica di campo, quindi sull’individuazione, sulla base della documentazione acquisita, delle zone nelle quali intervenire per garantire la pubblica incolumità e delle zone da riqualificare e valorizzare ai fini turistici.
“Abbiamo completato – afferma Rino La Mendola, capo del Genio Civile di Agrigento e coordinatore del Tavolo tecnico – la prima fase dei lavori nel pieno rispetto del cronoprogramma, condiviso con il Tavolo in occasione dell’insediamento e articolato in tre fasi, che si concluderà entro la fine del 2020 con la redazione dei progetti per la messa in sicurezza e la riqualificazione di lunghi tratti della rete ipogeica che attraversa il sottosuolo agrigentino. Abbiamo completato il lavoro di conoscenza avviato nel 2010, poi interrotto, con il censimento e l’introduzione in mappa georeferenziata di ben 186 imbocchi di ipogei, per ciascuno dei quali è stata redatta una scheda, con l’obiettivo di alimentare una sorta di banca dati sulle informazioni acquisite. Durante la campagna di ispezione del sottosuolo, attraverso tecnologie avanzate di tomografia sismica ed elettrica, abbiamo rinvenuto un ipogeo sotto la via Atenea all’altezza della chiesa di San Giuseppe. Le telecamere, introdotte nel sottosuolo attraverso un foro praticato nel bordo della Via, hanno rilevato alla profondità di 5,80 metri la volta di un ipogeo alto all’incirca 1,60 metri, probabilmente utilizzato durante la Seconda guerra mondiale, come rifugio antiaereo. Infatti, le telecamere rilevano lungo la parete una fila di chiodi che, quasi sicuramente, sostenevano punti di illuminazione sotterranea. Chiusa la prima fase, siamo al lavoro per cominciare la seconda fase durante la quale individueremo gli ipogei da mettere in sicurezza e quelli da riqualificare ai fini di una proficua fruizione turistica. I primi di gennaio 2020 inizieremo la redazione dei progetti con la collaborazione del Comune, con il quale, nei prossimi giorni, stipuleremo una convenzione”.
“Siamo particolarmente soddisfatti – dice Marco Falcone, assessore regionale alle Infrastrutture – di essere ad Agrigento per inaugurare una fase progettuale volta al rinvenimento degli ipogei, per i relativi censimento e un’indagine e per la progettazione volta a restituire gli ipogei alla fruizione pubblica. Un lavoro che stiamo facendo con grande passione e generosità e, a tal proposito, ringrazio l’architetto Salvo Lizzio, del dipartimento regionale Tecnico, Rino La Mendola, capo del Genio Civile e, soprattutto, tutti i funzionari, i tecnici che stanno mettendo cura, passione e competenza, assieme alla Curia e a tutti gli altri enti impegnati a collaborare in questo meraviglioso progetto, per restituire ad Agrigento un’altra perla del suo tesoro”.
“Abbiamo accolto con favore – evidenzia Salvatore Lizzio, direttore del dipartimento regionale Tecnico – l’idea di un tavolo tecnico per studiare il sistema ipogeico di Agrigento perché è importante non soltanto dal punto di vista storico ma anche materiale. Queste cavità, alcune delle quali molto importanti, possono causare cedimenti agli edifici che vi stanno sopra. Studiare, pertanto, non solo gli ingressi ma anche ili loro sviluppo è assolutamente basilare. Abbiamo rinvenuto circa 180 accessi ipogei alcuni verticali, altri orizzontali, alcuni conosciuti da documenti storiografici e altri rilevati sul campo. Questo ci ha dato l’opportunità di scoprire nuovi ipogei, come ad esempio quello di via Atenea che ha mostrato, attraverso un sistema di telecamere, come questo ipogeo fosse già utilizzato non soltanto nell’antichità come acquedotto e sistema di raccolta di acque ma anche durante la Seconda guerra mondiale, presumibilmente, come rifugio antiaereo”.
“Un obiettivo – conclude il sindaco di Agrigento Lillo Firetto – programmato da tempo che sta portando alla realizzazione di una operazione di messa in sicurezza del nostro territorio intervenendo sugli ipogei e alla loro restituzione alla fruizione turistica. Si parte con il primo, realizzato dal Comune, sotto il viale della Vittoria, per il quale sono stati approntati tutti gli apparati di monitoraggio e sicurezza con la relativa illuminazione. Contiamo di annettere a questo anche l’ipogeo dell’Acqua Amara, dietro il teatro Pirandello, e l’ipogeo del Purgatorio. Il Comune dispone di un finanziamento di 2 milioni di euro, esterno ovviamente, che stiamo rendendo disponibile d’intesa con il Genio Civile che cura la parte di progettazione e l’attività di direzione di lavori. Il fine ultimo, anche in questo caso, è la fruizione turistica”.