interessato non possiamo che dichiararci seriamente preoccupati per il clima complessivo in cui viene a svolgersi questa attività lavorativa, specie quando i lavoratori debbono dare seguito a scelte aziendali discutibili quale quella di sigillare anche la immissione in fognatura”.
Intervengono in una nota le sigle sindacali di CGIL, CISL e UIL sui recenti fatti di cronaca accaduti ad un dipendente di Girgenti Acque nell’esercizio del suo compito lavorativo, specificando il clima di tensione nel quale vivono:
“Bisogna rasserenare un clima avvelenato – scrivono Massimo Raso, Maurizio Saia e Gero Acquisto – da una contrapposizione che rasenta l’odio verso le Società “Girgenti Acque” e “Siciliacque”, colpevoli di avere trasformato un diritto primario di ogni essere umano in un “business”.
E’ notorio che non ci piacciono i metodi di direzione che questa Società si è data e che gli sono stati consentiti dal “sonno della ragione” dell’ATO Idrico nel consiglio del quale siedono i Sindaci di tutti i Comuni della provincia, che hanno, nel tempo, approvato Regolamento e Carta dei Servizi non “a misura di Cittadino” ma “a misura degli interessi di Girgenti Acque” e non opera come organo di controllo, questo ha creato e crea malcontento poiché i cittadini sono costretti a sobbarcarsi oneri pesanti in una situazione di crisi e di povertà diffusa”.
“Ovvio che questo non giustifica in alcun modo la violenza, la erogazione deve avere un corrispettivo, ma occorre tener conto di chi è indigente e deve avere, comunque, la dotazione minima vitale!
Ma pone l’urgenza che si dia seguito al pronunciamento popolare che vuole il ritorno ad una gestione pubblica delle risorse idriche con leggi conseguenti.
Purtroppo, l’ultima vicenda della impugnativa da parte dello Stato della Legge Regionale sulla riforma del Servizio Idrico Integrato evidenzia il netto contrasto e la contraddizione esistente.
Occorre fare chiarezza sulla proprietà dell’acqua che non può che essere pubblica, della necessità di ambiti territoriali ottimali che ottimizzino i costi di adduzione, invasamento, potabilizzazione, trasporto, distribuzione e depurazione, ovvero l’intero ciclo integrato delle acque affinché abbia costi accettabili, efficienza, efficacia, qualità e tariffe giuste.
Che sia una gestione pubblica, privata o mista, deve corrispondere agli interessi della cittadinanza.
La gente non può più far fronte a tasse e bollette per servizi come Acqua e Rifiuti che, da sole, assorbono una parte importante del reddito!
Fino ad allora occorre che i Comuni e la Regione, studino come intervenire per venire incontro alle esigenze dei Cittadini.
Sbaglia “Girgenti Acque” a scaricare la responsabilità sui chi, legittimamente si batte per il ritorno all’acqua pubblica, cominci col rendere conto delle continue provocazioni, l’ultima delle quali (“chiuderemo lo scarico fognario di chi non paga”…) per fortuna è rientrata e a rendere trasparenti scelte aziendali e costi.
Il Presidente di Girgenti Acque (almeno sui giornali) sembra manifestare la volontà di lasciare la gestione del servizio idrico, unica sua preoccupazioni sarebbero le eventuali penali che potrebbero essere applicate.
L’ATO e i Sindaci sondino concretamente questa disponibilità e riteniamo nell’interesse di tutti che sia possibile raggiungere un accordo che possa soddisfare le parti.
In attesa di una legge che tarda ad arrivare se arrivassimo a definire per via pattizia una “exit strategy” per mettere fine a questa gestione, sarebbe davvero un bel risultato per tutti”, concludono Raso, Saia e Acquisto.