“E’da diversi anni che frequento la Sicilia; da figlio adottivo di questa terra vedere un teatro così pieno mi rende orgoglioso. Anche come italiano mi rende tanto orgoglioso. Dobbiamo essere tutti orgogliosi di vedere un teatro così pieno, perché, checchè ne dica qualcuno, a noi italiani la cultura ci piace”.
Così, Cesare Bocci al pubblico del Teatro Pirandello di Agrigento alla fine dello spettacolo “Pesce d’Aprile”, con una straordinaria Tiziana Foschi, andato in scena ieri sera ad Agrigento (replica oggi pomeriggio alle 17.30).
Lo spettacolo è il racconto di un grande amore, quello, appunto, di Cesare Bocci e della compagna Daniela, che la malattia ha reso ancora più grande: un’esperienza reale, toccante, intima e straordinaria di un uomo e di una donna che non si danno per vinti quando il destino sconvolge la loro esistenza. I protagonisti si mettono a nudo svelando le loro fragilità, raccontando come possano crollare le certezze e come si possa risalire dal baratro.
Da molti anni l’attore e regista è legato a Daniela Spada, colpita nel 2000 da un ictus dopo il parto. Bocci ha combattuto contro la malattia a fianco della compagna, che ha affrontato una lunga riabilitazione e una nuova battaglia dopo la diagnosi di tumore al seno. La coppia ha raccontato la sua esperienza in un libro.
Il bravissimo attore marchigiano, che ha prestato il volto a Mimì Augello nella fiction Il Commissario Montalbano, ha poi continuato: “Noi abbiamo iniziato il viaggio con questo spettacolo già da un anno. Questo, infatti, è il secondo anno che siamo in tournèe. Siamo stati in tanti teatri italiani, ed ogni sera ci stupiamo di qualcosa che succede e che è successa anche qui, stasera, ad Agrigento. Sul palcoscenico abbiamo sentito forte la vostra presenza, il vostro supporto, il vostro calore. Quello che avete visto stasera è tutto vero. Quel calore che ci avete donato e quel legame che si è creato tra di noi, sono stati fondamentali per aiutare Cesare e Daniela a rialzarsi. Però – sottolinea Bocci – Cesare e Daniela, ed è questo il messaggio che vogliamo trasmettere, hanno fatto appello, soprattutto, ad un sentimento: non si sono vergognati di chiedere aiuto. Quando una persona sta male a volte si vergogna di chiedere aiuto. Non dobbiamo vergognarci, perché noi, nel momento in cui chiediamo aiuto a qualcuno, stiamo facendo un regalo enorme a quella persona, perché dopo che ci avrà aiutato si sentirà una persona migliore. Perciò, nella malattia e nel bisogno non dobbiamo mai avere paura di chiedere aiuto. Mi raccomando!”, ha concluso Cesare Bocci.
Luigi Mula