Cattolica Eraclea, omicidio Miceli: maresciallo e consulente depongono in Aula
Sarebbe rimasto, dopo averlo massacrato, fermo davanti il suo laboratorio per qualche minuto prima di andare via.
Secondo il maresciallo dei Carabinieri che ha deposto al processo in corso davanti alla Corte di assise di Agrigento l’assassino del marmista Giuseppe Miceli (in foto) avrebbe lasciato “tracce di scarpe ben asciutte, come se qualcuno avesse sostato più tempo, proprio in prossimità del cadavere e nascoste da una maglietta”. Fatto quest’ultimo che indurrebbe a intuire come il tutto fosse avvenuto dopo l’omicidio.
Il marmista fu massacrato con almeno dieci colpi contundenti.
Imputato è l’operaio Gaetano Sciortino, il 55enne arrestato dopo la svolta investigativa che si ebbe con il ritrovamento di alcune punte da trapano ed una scarpa nelle disponibilità dell’imputato ma riconducibili alla vittima.
Durante la sua deposizione, rispondendo alle domande dei legali difensori di Sciortino e a quelle del pm, il maresciallo che ha condotto i rilievi ha affermato: “il cadavere presentava alcune tracce pilifere sulla mano sinistra e sul collo. L’accertamento sulla natura di queste tracce, per confrontare se appartenessero alla vittima o, come pare, ad una seconda persona e, quindi, all’assassino, sono state fatte dal Ris e non conosco l’esito. Sul pavimento del laboratorio, inoltre, vi sono delle tracce di scarpe”.
In aula anche il consulente della Procura che ha ricostruito i tabulati delle telefonate in entrata e in uscita dal cellulare della vittima. Si torna in aula il prossimo 17 maggio.