Le estemporanee di pittura sono una cosa seria. Seria, entro i confini gioiosi dell’arte, e cioè non addomesticabile né irreggimentata.
A futura memoria
L’esempio più alto, e cioè più propriamente nobile, del pirandellismo è lo stesso Luigi Pirandello. Era il 9 novembre del 1934, e con un telegramma inviato da Per Hallström – segretario permanente dell’Accademia di Svezia – si comunicava allo scrittore agrigentino l’avvenuta assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura “per il suo ardito e ingegnoso […]
Il professore Giuseppe Jannuzzo – esegeta raffinato di quella disciplina a sfondo sociale che si chiama “microstoria” – la definiva come «l’altra Girgenti».
“Voglio quel che non c’è mai stato e che evidentemente non c’è; e che continuando si fa meta sempre più lontana. Il che mi fa ancora e sempre apparire come un pessimista: e pare non sia permesso esserlo neppure di fronte al pessimo. Allegria, allegria” (Leonardo Sciascia).