Casteltermini, il Pd perde “pezzi”: lasciano in undici
“Con i risultati elettorali disastrosi conseguiti dal PD nelle elezioni amministrative del 2016, nelle quali si sono perdute due grandi città come Roma e Torino, si è confermata la disfatta di Napoli, si è lacerato il rapporto
con i lavoratori del centro industriale di Monfalcone e con l’esito referendario del 4 dicembre si è chiusa una fase politica e si è esaurita la funzione del gruppo dirigente del PD che delle sconfitte ne è stato protagonista e responsabile”.
Lo scrivono in una nota Mario Mallia, Cruciano Fontanella, Gero Tortorici, Filippo Fontanella, Giuseppe Barba, Lillo Tirolo, Lillo Chiarenza, Francesco Paolo Navarra, Totò Fontanella, Bartolomeo (detto Lullu) Palumbo e Giusy Santino, oramai ex dirigenti del Pd, che annunciano l’uscita dal partito.
“Il 60% degli elettori italiani ha detto NO alla proposta del Governo Renzi che assemblava in un’unica legge di revisione costituzionale diverse modifiche che avrebbero stravolto di fatto l’impianto democratico e la forma di governo parlamentare fissati nelle “forme e nei limiti” della Costituzione della Repubblica italiana. Da ciò si è determinato un isolamento del PD ed una rottura del suo leader con la maggioranza del popolo italiano.
Infatti ne sono derivate le dimissioni di Matteo Renzi da Presidente del Consiglio dei Ministri, ma non è avvenuto il suo ritiro definitivo dalla vita politica, come era stato più volte annunciato dallo stesso Renzi”.
“Con una delle sue solite piroette – scrivono gli ex dirigenti Pd – è seguito l’artificio delle sue dimissioni da segretario del PD allo scopo di impedire una discussione democratica all’interno del Partito sulle cause della sconfitta referendaria e giungere, per questa via, ad una mera conta alle primarie del 30 aprile, anticipando così la scadenza naturale dell’autunno prossimo per imporre un congresso con “rito abbreviato” volto ad impedire ai candidati Orlando ed Emiliano di poter far conoscere alla larga platea congressuale ed all’Italia intera i contenuti della loro proposta politica.
Ciononostante abbiamo voluto combattere l’ultima battaglia all’interno del PD a fianco di Andrea Orlando che abbiamo visto generosamente lanciarsi in una competizione difficilissima all’insegna del “spes contra spem” (essere speranza piuttosto che avere speranza)”.
“Il risultato delle primarie, infatti, conferma quella “mutazione genetica” del PD che lo schiaccia sotto il dominio del renzismo, lo allontana dalla sua vocazione originaria e lo trascina verso una deriva neocentrista.
Oggi assumiamo la sofferta decisione di lasciare un partito che proviene dalla tradizione politica con la quale ci siamo finora identificati e per la quale abbiamo speso tanta parte della nostra vita con lo spirito di abnegazione che tutti i cittadini castelterminesi ci riconoscono.
E’ ancora più doloroso per noi separarci dalla casa comune che abbiamo condiviso con tanti amici e compagni soprattutto di Casteltermini, ma anche della provincia di Agrigento e della Sicilia, nei confronti dei quali manterremo il nostro fraterno sentimento di amicizia nonostante le attuali incomprensioni.
Ma sappiamo, e noi lo vogliamo, che le nostre strade potranno ricongiungersi,e noi ci adopereremo in tal senso, per sostenere i compagni e gli amici che resteranno nel PD e che vorranno continuare a battersi per il superamento della stagione renziana poiché si apre una nuova, esaltante fase di costruzione di un nuovo soggetto politico insieme ai tanti (dirigenti, semplici militanti, elettori) che hanno già maturato un distacco dal PD ed intrapreso un nuovo cammino per la ricomposizione del centrosinistra”, conclude la nota.