Nessuna competenza da parte del Tribunale dei Ministri di Palermo nell’ambito dell’indagine a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso “Diciotti”.
Gli atti dell’inchiesta infatti sono passati al Tribunale dei Ministri di Catania dopo il “compimento delle proprie attività” da parte del presidente del Tribunale dei Ministri Fabio Pilato che ha così trasmesso il fascicolo al procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, per il l’ulteriore corso a seguito di declaratoria di incompetenza territoriale.
Come si ricorderà, il ministro Salvini era finito sotto la lente d’ingrandimento della procura della Repubblica di Agrigento, guidata dal procuratore capo Luigi Patronaggio, con ben cinque ipotesi di reato contestate: sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio.
Appresa la notizia, è lo stesso Matteo Salvini a commentare: “Incredibile – scrive il ministro su Facebook –, continua l’inchiesta su di me: sarei un sequestratore (rischio 15 anni di carcere) per aver fermato in mare una nave carica di immigrati. Ora l’indagine, partita da Agrigento, passerà da Palermo a Catania. Ma chiudetela qui e lasciatemi lavorare“.
Presente a Bolzano in occasione della più importante fiera turistica-alberghiera dell’Alto Adige, nella giornata di ieri. Salvini ha poi aggiunto: “Un giudice di Agrigento mi ha indagato per sequestro di persona, l’indagine è poi passata a Palermo e poi a Catania, non so se è come il gioco dell’oca. Più mi indagano e più mi fanno venire voglia di lavorare e difendere i confini di questo splendido Paese“.
Ora l’inchiesta passa dunque al Tribunale dei Ministri di Catania che sarà composto da tre giudici sorteggiati fra i magistrati del Distretto della Corte d’appello; altri tre giudici sono invece supplenti.
I giudici palermitani hanno così, in sostanza, ritenuto che il presunto reato non sarebbe stato commesso a Lampedusa, luogo in cui fu ritenuto non idoneo ad accogliere tutti i migranti soccorsi. L’eventuale illecito sarebbe infatti stato commesso nelle acque catanesi. Ora la procura della Repubblica di Catania potrebbe modificare le contestazione mosse nei confronti del ministro Salvini che, fra le ipotesi, vede l’ipotesi di richiesta di archiviazione al Tribunale dei Ministri. Quest’ultimo avrà 90 giorni di tempo per decidere se chiudere il caso con l’archiviazione o ritrasmettere gli atti ai pm perché chiedano al Senato l’autorizzazione a procedere.