La stele raffigura una Berta che prende il volo, sorretta da una mano che simboleggia la popolazione della piccola isola dell’Arcipelago delle Pelagie.
La specie è protetta e, proprio su questa isola, trova uno dei più importanti siti di nidificazione del mondo con una colonia stimata di 10.000 individui, pari a oltre il 60% della popolazione italiana, a oltre il 20% della popolazione europea e a circa il 15% dell’intera popolazione mediterranea. L’uccello migratorio noto per il suo caratteristico canto, potrebbe aver dato origine al mito delle sirene le quali erano, secondo la tradizione greca, metà donna e metà uccello marino.
Per questo l’isola di Linosa è stata interessata da progetti europei di conservazione (LIFE) coordinati dall’Università di Palermo, la quale ha organizzato dal 18 al 21 ottobre a Lampedusa un convegno sulla “Conservazione della principale popolazione europea del Berta maggiore mediterranea (Calonectris diomedea) e gli altri uccelli pelagici nelle isole Pelagie”. La stele è stata realizzata dal personale specializzato del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, quale testimonianza della prima campagna di prevenzione effettuata nell’isola dai carabinieri forestali del Raggruppamento Carabinieri CITES e dall’Arma territoriale, in stretta collaborazione con il mondo scientifico e l’Università di Palermo e, soprattutto, della collaborazione ricevuta dalla popolazione nel quotidiano operato di tutela della specie.
L’inquinamento dei mari, la pesca indiscriminata, la diminuzione dei pesci nei mari, i cambiamenti climatici, la predazione delle uova e dei pulcini da parte dei ratti sono nuovi fattori che oggi compromettono la sopravvivenza della Berta maggiore. A questi si somma l’effetto prodotto dalla tradizionale raccolta delle uova per l’uso alimentare, la quale costituiva un’antica alternativa proteica per la popolazione e verso la quale è stato predisposto un particolare servizio di prevenzione a tutela di questa specie da parte dell’Arma dei Carabinieri al fine di contenere il prelievo delle uova per l’uso alimentare il quale, se trovava una comprensibile ragion d’essere in epoche passate, costituisce oggi una condotta illecita di natura penale.
L’attività posta in essere dai Carabinieri Forestali e dai reparti territoriali dell’Arma ha mirato, in primo luogo, a sensibilizzare e informare adeguatamente la popolazione locale sulle conseguenze negative che il prelievo delle uova ha sulla sopravvivenza della specie in quanto la Berta maggiore può, e deve, essere considerata dagli isolani una formidabile risorsa di sviluppo turistico sostenibile per l’economia e la cultura dell’isola, oltre che patrimonio indisponibile dello Stato protetto ed elemento importante della biodiversità globale.
Le testimonianze raccolte confermano quanto gli isolani, complessivamente, apprezzino oggi la presenza di questa specie sull’isola, al punto da convivere con essa per lunghi periodi dell’anno durante i quali, a parte quello della deposizione delle uova, si realizza una particolarissima simbiosi quotidiana con le Berte nel rispetto dei ritmi biologici ed etologici. I Linosani diventano, spesso inconsapevolmente, responsabili di piccole azioni quotidiane che favoriscono la tutela dei piccoli e delle coppie di Berte capaci di riprodursi con solo un uovo l’anno. Spesso l’aiuto degli abitanti si concretizza con il supporto all’involo dei piccoli o la protezione dei pulcini, ancora incapaci di volare, durante i pericolosi attraversamenti stradali.
La colonia di berte di Linosa è la più grande colonia Europea. Il prof. Massa negli anni ’80 ha stimato che circa 10mila coppie nidificavano sull’isola. La colonia è di gran lunga più numerosa di qualsiasi altra isola italiana, francese o spagnola (le berte nidificano solo sulle isole). Alle Tremiti per esempio ci sono alcune decine di coppie, nelle isole francesi la colonia più grande è di 300 coppie, in Spagna nelle Baleari siamo su poche centinaia. Quindi la colonia di Linosa è veramente grande ed è molto importante per la conservazione della specie nel Mediterraneo.
Gli uomini hanno cominciato ad abitare Linosa a partire dal 1845. Prima di quella data l’isola era visitata da navi di passaggio ma non c’è mai stato un nucleo di persone. In quell’anno però un primo nucleo di 30 persone, fu lasciato sull’isola. I nuovi isolani erano in gran parte contadini di Agrigento, non c’erano pescatori tra di essi e scoprirono ben presto la risorsa delle uova che ha rappresentato per molti anni un’alternativa proteica al pesce e alla carne (si allevavano mucche fino a 20 anni fa).
Col tempo il prelievo che era nato per motivi di sopravvivenza (gli abitanti erano abbandonati per lunghi periodi sull’isola) cominciò a diventare una tradizione e negli anni ’80 l’ultima settimana di maggio, quella della raccolta delle uova, era un’occasione per tutti gli isolani per incontrarsi di notte sugli scogli e festeggiare con cibi e bevande. Si è calcolato che circa 5000 uova di berte venivano prelevate annualmente dalla popolazione. Le berte si sono salvate perché nidificavano tra le rocce, anche in profondità e molte uova erano perciò irraggiungibili.
Questa usanza illegale è purtroppo, anche se in misura ridotta, ancora viva ancora. Gli abitanti proteggono comunque gli uccelli, sia gli adulti che i pulcini nel periodo dell’involo.
Sta di fatto che la berta è una specie protetta e la raccolta delle uova, unita all’inquinamento dei mari, alla pesca indiscriminata, alla diminuzione dei pesci nei mari, e ai cambiamenti climatici, è una pratica che compromette la conservazione della specie. Negli ultimi anni la conservazione della berta è stata minacciata anche dalla comparsa dei ratti. Per la derattizzazione dell’isola è stato ottenuto un finanziamento per un programma di intervento che si concluderà nel mese di ottobre.
Sulla stele donata dall’Arma è stata apposta una targa in metallo riportante una frase tratta dal Libro 12° dell’Odissea: “…Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera, se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose…”
No one goes away from here with his black ship, if he does not listen, from our lip, the honey voice; then he leaves away, full of joy, knowing more things…”
dal Libro 12° Odissea, OMERO, VI sec. A.C.; from the 12° Odissea book, OMERO VI Sec. B.C