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Busto reliquiario di Santa Vittoria: Agrigento ha un nuovo tesoro

Agrigento ha un nuovo tesoro. Si tratta del busto reliquiario di Santa Vittoria esposto nella cattedrale di San Gerlando dove rimarrà fino al prossimo mese di ottobre e presentato alla Città oggi, nel corso di una conferenza stampa, svoltasi in Cattedrale, durante la quale hanno relazionato il cardinale Francesco Montenegro; don Giuseppe Pontillo, direttore dell’Ufficio dei Beni culturali dell’Arcidiocesi di Agrigento; Rita Ferlisi, storica dell’Arte della Soprintendenza di Agrigento; Domenica Brancato, storica dell’Arte della Curia di Agrigento.

Il percorso espositivo, incentrato sulla figura di Santa Vittoria e le compagne martiri, si articola attraverso una selezione delle testimonianze storico-artistiche e documentarie più significative presenti nella diocesi di Agrigento. Con la presenza di manoscritti (Atti dei Vescovi, visite pastorali, Atti notarili) e primi testi a stampa (martirologi e agiografie) la mostra soddisfa le finalità didattico-evocative dell’arte sacra e del patrimonio degli istituti culturali (Museo, Archivio e Biblioteca) per fare uscire dall’ombra la memoria locale che custodiscono, riconoscendo in essi strumenti di ricerca utili per il rilancio identitario della comunità ecclesiale agrigentina.
In mostra la più antica iconografia pittorica di Sant’Orsola e le compagne martiri, proveniente dalla chiesa di San Biagio di Cammarata, realizzato nel 1598, pochi anni dopo l’arrivo delle reliquie a Cammarata, direttamente da Colonia, per volontà del conte Ercole Branciforte (1582). Il pregevole dipinto prende come modello iconografico il busto reliquiario di Santa Vittoria realizzato dall’argentiere palermitano Salvatore Lancella, e ricostruisce tutta la storia dell’arrivo delle reliquie delle Sante martiri giunte nella diocesi di Agrigento. Oggi, la Chiesa agrigentina, rinvigorisce la devozione verso i santi locali, protettori della fede cristiana, poiché riconosce in essi il fondamento della propria storia e della propria identità.
Il restauro del busto reliquiario di Santa Vittoria è stato realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e ha permesso una collaborazione integrata tra Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza di Agrigento, Museo Diocesano, Archivio Capitolare, Archivio storico diocesano e Biblioteca diocesana del Seminario. Il restauro conservativo, oltre ad essere un evento importante per la chiesa agrigentina poiché ridà splendore ad un’opera d’arte cinquecentesca di rara bellezza, permette, attraverso lo studio delle fonti, di ricostruire, documentare e recuperare la storia e il culto di santa Vittoria in Agrigento, riconosciuta come Patrona principale minore della Chiesa Agrigentina, dopo san Gerlando.
“E’ un momento bello perché viene restituito, restaurato, un altro pezzo della Cattedrale e questo ci dimostra quanto sia sempre più necessario mostrare agli altri, e non solo conservarla, la ricchezza che la Cattedrale contiene – afferma il cardinale Francesco Montenegro – Come tante volte si è detto non sono soltanto pezzi di arte ma pezzi di storia perché ricordano una storia passata e Santa Vittoria, compatrona della diocesi, dovrebbe avere un posto speciale nel cuore agrigentino. Nel gran lavoro della Cattedrale stiamo scoprendo le cose belle che avevamo conservato di cui c’eravamo dimenticati e ora ci meravigliano e ci stupiscono”.
I lavori di restauro, dicevamo, sono stati eseguiti dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze sotto la sorveglianza della Soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento.

“Il restauro di un’opera d’arte fondamentale per il nostro territorio, qual è il busto reliquario di Santa Vittoria risalente alla fine del XVI secolo – spiega Rita Ferlisi, storica dell’arte della Soprintendenza di Agrigento – è stato eseguito grazie alla collaborazione dell’Arcidiocesi di Agrigento, che ha promosso e finanziato l’iniziativa, con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza. E’ fondamentale che
il restauro di un’opera così importante sia stato realizzato da uno degli Istituti più prestigiosi a livello internazionale che ha utilizzato tecniche e le metodologie tradizionali e innovativi di restauro in ragione anche della complessità dei materiali e della delicatezza dell’opera d’arte. Infatti, sono state utilizzate le tecniche di pulitura al laser e la pulitura a elettrolisi, che hanno permesso di restaurare in maniera delicata l’assetto iconografico di un’opera finora dimenticata”. “Il busto reliquiario è senza dubbio un’opera così tanto delicata e particolare che necessitava di una equipe di restauratori di alto livello – aggiunge Domenica Brancato, storica dell’arte della Curia Arcivescovile – quindi abbiamo chiesto all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze di restaurare il prezioso bene. Ad Agrigento è custodito il cranio di Santa Vittoria, una delle compagne di Sant’Orsola delle undici Sante martiri che hanno fiancheggiato Sant’Orsola e tutto ciò grazie alla volontà del conte di Cammarata Ercole Branciforte. Ecco, dunque, come la storia di Agrigento si lega a quella di Cammarata”.
Durante la conferenza stampa, don Giuseppe Pontillo ha snocciolato i dati relativi alla fruizione turistica della Cattedrale e del Museo diocesano dal 2014 ad oggi.
Gli ingressi al museo sono stati 2529 nel 2014; 5372 nel 2015; 4619 nel 2016; 9601 nel 2017; 17772 nel 2018 e 13989 alla data di martedì 31 luglio.
Gli ingressi in Cattedrale – Torre sono stati 3320 nel 2014; 9153 nel 2015; 11101 nel 2016; 21827 nel 2017; 23926 nel 2018 e 17026 alla data di martedì 30 luglio.
I Beni sono stati visitati anche da scolaresche e gruppi e, in questo caso, si considerano come riferimento gli anni scolastici (settembre-giugno): 2868 nel 2014; 2988 nel 2015; 3986 nel 2016; 3675 nel 2017; 1275 nel 2018 e 1312 nel 2019.
Biglietti venduti (non considerando i ticket gratuiti e gli ingressi scolaresche) sono stati 6565 nel 2014; 12619 nel 2015; 15558 nel 2016; 19719 nel 2017; 19708 nel 2018 e 12137 alla data del 30 luglio 2019.
“Quest’ultimo dato – afferma don Giuseppe Pontillo – dimostra come gli ingressi ai Beni ecclesiastici di Agrigento siano stati numericamente pari o addirittura superiori ad altri istituti, tra i più significativi dell’Isola”.