Aumento dei casi di Covid-19 in provincia di Agrigento la Cisl Fp all’Asp: “Si è perso troppo tempo, urgono risposte per pazienti e lavoratori”
Aumento dei casi di Covid-19, la Cisl Fp di Agrigento, Caltanissetta ed Enna chiede chiarimenti all’Asp di Agrigento e sollecita interventi utili a garantire l’assistenza sanitaria dovuta ai cittadini e al mantenimento dei livelli di sicurezza per i lavoratori.
In una lunga lettera inviata ai vertici dell’Azienda sanitaria, al prefetto Maria Rita Cocciufa e al sindaco della città dei Templi, Franco Micciché, il segretario Salvatore Parello, il segretario aziendale Alessandro Farruggia e il dirigente del Dipartimento della Sanità pubblica e privata Giovanni Farruggia, chiedono infatti come sia possibile che, nonostante la “seconda ondata” del virus fosse di fatto prevedibile, molti provvedimenti non siano stati adottati per tempo.
“Siamo consapevoli della necessità di attivare tutte le misure urgenti in risposta all’emergenza epidemiologica – scrivono – e auspichiamo quindi che le stesse misure e precauzioni siano rivolte all’identificazione all’interno di tutti i presidi ospedalieri, in particolare del ‘San Giovanni di Dio’, delle aree preposte come zona rossa. Sono passati diversi mesi dalle dichiarazioni, da parte della Direzione strategica, in merito alla celere attivazione – in prospettiva dell’arrivo della prevista seconda ondata della pandemia – del polo ospedaliero di Ribera quale struttura individuata all’accoglienza dei pazienti Covid. Constatiamo, nostro malgrado, che nonostante le suddette dichiarazioni la stessa non sia ad oggi ancora pronta. A tal proposito – continuano – chiediamo di verificare quali siano state le cause di tali ritardi ed individuare gli eventuali responsabili”.
Il sindacato quindi chiede di comprendere come mai ad oggi si vada ancora alla ricerca di personale da assegnare all’ospedale “Parlapiano” di Ribera, mentre, per quel che concerne invece le misure urgenti attivate dall’azienda al fine di rispondere all’emergenza epidemiologica, da informazioni raccolte, risulta che “malgrado la previsione di specifici percorsi, la zona rossa del San Giovanni di Dio così come attualmente pensata, rimarrebbe altamente rischiosa in quanto, con il ripristino delle attività ambulatoriali e la riapertura di alcuni reparti adiacenti come l’ unità operativa di Urologia, la circolazione da parte dell’utenza risulterebbe inevitabile. Per tali ragioni, a differenza del precedente percorso totalmente isolato, il nuovo potrebbe risultare compromettente in presenza anche della più semplice disattenzione”.
Il sindacato denuncia infatti come numerosi accessi alla struttura ad oggi risultino “non adeguatamente presidiati” e che spesso si creino “assembramenti nelle aree d’ingresso delle unità operative complesse, evidenti al punto tale che, in alcuni casi, è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine. La stessa situazione ci viene segnalata – continuano Salvatore Parello, Alessandro Farruggia e Giovanni Farruggia, per la sala operatoria, dinanzi alla quale gli assembramenti nell’area preposta alla distribuzione dei farmaci post dimissioni è sotto gli occhi di tutti”.
Il sindacato quindi chiede all’Azienda di comprendere se la Direzione strategica ha predisposto il fabbisogno di Medici specialisti in infettivologia e afferenti all’assistenza specifica; se è in grado di garantire i dispositivi di sicurezza a tutto il personale dipendente nei diversi presidi ospedalieri e se ritiene idoneo il fabbisogno del personale in caso di una scongiurata perdita del controllo della situazione. “Su questi aspetti, da indicazioni e informazioni ricevute – dice il sindacato – ci risulta che sia in grave ritardo ed in grave carenza”.
Per questo la Cisl Fp chiede che la Direzione faccia le opportune verifiche e valutazioni urgentissime per quando riguarda la possibilità di rivalutare la struttura più idonea a fronteggiare l’emergenza, provveda ad identificare l’effettivo controllo degli accessi e delle rispettive zone filtro; provveda a garantire le misure di sicurezza e profilassi previste dai protocolli di sicurezza e che vengano effettuati adeguati approvvigionamenti dei dispositivi di protezione individuale adeguati per tutti dipendenti in tutti i pronto soccorso della provincia e che in ultimo che venga costituito il Comitato di controllo obbligatorio, previsto dai protocolli sottoscritti dal Ministero e dalle organizzazioni sindacali”.
“Riteniamo non tollerabile – concludono Salvatore Parello, Alessandro e Giovanni Farruggia – che, in un contesto come quello rappresentato, si possano verificare tali carenze avendo già maturato l’esperienza durante il periodo acuto e chiediamo, pertanto, che vengano attivate tutte le misure necessarie a rendere efficiente l’organizzazione della risposta alla nuova emergenza in atto a tutela dei lavoratori e della comunità”.