La incontriamo nel cuore del centro storico, in uno dei posti più incantevoli di Agrigento, in un luogo reso “vivo” grazie alla intraprendenza di piccoli imprenditori accomunati da passione, lavoro e amore per la propria città.
Al ristorante Perbacco di Agrigento, in una delle traverse della centralissima via Atenea, si è respirata aria di arte, fra cucina e sculture tessili, grazie all’artista francese Sylvie Calvel, parigina d’origine ma vissuta in giro nel mondo per finire poi, nel 1987, a Sambuca di Sicilia e successivamente ad Agrigento, sua nuova “casa”.
Sylvie è un’artista a tutto tondo, una donna che ha fatto dell’esperienza di vita la sua principale dote naturale. Non ha studiato per diventare artista, le viene naturale come è naturale per un ragno intrecciare i suoi fili di seta; nulla di artefatto o pensato, solo grande voglia di sedersi e iniziare a lavorare meticolosamente per dar vita ad una forma d’arte forse unica al mondo. Sculture tessili che prendono forma dalle sue mani, da fili che intreccia passo dopo passo in un lunghissimo e preciso lavoro. Niente modelli o schizzi da ricordare, ma come una grande artista, tutto nasce dall’ispirazione del momento.
Una passione nata da un incidente che le spezza il sogno intrapreso di diventare una grande ballerina. A 26 anni Sylvie smette di danzare e si affida allo yoga. Ed è qui che probabilmente l’artista riesce a trovare una vocazione naturale che le permette, con tanto tempo e passione, di riuscire a creare una forma d’arte unica al mondo.
Molte delle sue opere tessili sono raccolte in una mostra all’ex Monastero di Santa Caterina di Sambuca di Sicilia, dove il Comune le ha affidato uno spazio espositivo permanente che rappresenta una delle principali attrazioni del piccolo comune.
Ed è stata la sua arte e la sua passione a incuriosire i numerosi turisti e agrigentini che ieri hanno voluto prendere parte ad una serata organizzata dal Ristorante Perbacco diretto da Valeria Lombardo che ha ospitato l’artista impegnata a completare una delle sue ultime opere, la “Medusa“. Un volto quasi di ispirazione africana, così come molte delle sue opere che rappresentano volti di maschere di origine primitiva, creato da un intreccio di fili dalla cui testa si diramano ventidue serpenti. Una scultura tessile che Sylvie conta di concludere entro la fine dell’anno: “Sto lavorando al ventunesimo serpente – dice quasi scherzando – spero di concludere l’opera entro dicembre“.
Agrigento, ed il centro storico in particolare, sono state così esempio di come la città possa diventare una cantiere culturale di arte naturale. Un connubio, che grazie soprattutto all’intraprendenza di imprenditori locali fa in modo di animare quella “Girgenti” che pian piano cerca di riappropriarsi della sua antica bellezza.