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Arnone torna ad attaccare la Procura: nuovo striscione sarà affisso di fronte il Tribunale


Adesso è tempo della resa dei conti perché la Giustizia agrigentina va tolta di mano ai “fonzi” e va restituita alle regole dello Stato Italiano”. Con queste dure parole l’avvocato agrigentino e candidato sindaco di Agrigento, Giuseppe Arnone, prende spunto dalla sentenza di condanna dell’ex presidente della Provincia Regionale di Agrigento, Eugenio D’Orsi e lancia pesanti accuse contro la procura agrigentina.

Secondo il noto esponente politico “La sentenza D’Orsi rende chiaro quanta volontà persecutoria, quanto dispendio di risorse, quante violazioni dell’interesse pubblico si sono perpetrate per perseguitare – anche con palesi illeciti disciplinari – l’ex Presidente della Provincia”. “Da 2 anni e mezzo – sottolinea Arnone – pende la denunzia, argomentatissima, relativa alla scandalosa villa abusiva di Capodicasa ai piedi del Teatro Greco di Minoa. Di ciò non si sa un beneamato cazzo, e parimenti non si sa una minchia della denunzia per calunnia di Capodicasa a carico di Arnone”.

L’appello lanciato dall’avvocato agrigentino, che ha inviato il contenuto della nota stampa, alla Procura di Agrigento e a quella di Caltanissetta, sarà oggetto di un nuovo striscione che sarà affisso sul balcone dello studio legale di Arnone, di fronte il Tribunale di Agrigento, con il quale si chiederà “che fine hanno fatto le reciproche denunzie di Capodicasa e Arnone relative alla scandalosa villa abusiva del primo e alla denunzia per calunnia presentata da Capodicasa contro Arnone?”.
Sono passati 2 anni e mezzo dalla presentazione di quelle importantissime denunzie, la gente ha diritto di sapere se tra Capodicasa e Arnone vi è un mascalzone. Se Arnone è un mascalzone perché ha accusato ingiustamente Capodicasa di un reato infamante – qual è avere realizzato illegalmente, approfittando del suo ruolo, una villa che vale 1 milione di euro – o in effetti Capodicasa va processato e punito e la villa demolita”.

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