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Anniversario morte Rosario Livatino, Criscuoli (CSM): “E’ bene che i giovani trovino il proprio ruolo nella società”

Una significativa cerimonia si è svolata, stamani, in Contrada Gasena, alla periferia Nord di Agrigento, davanti alla Stele che ricorda il sacrificio del Giudice Rosario Livatino. Presenti le massime autorità civili e militari della provincia di Agrigento.

A ricordare la figura del Giudice, ucciso dalla mafia il 21 settembre del 1990, sono stati il postulatore del Processo di Canonizzazione del Servo di Dio Rosario Livatino, don Giuseppe Livatino, il rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura, dott.Paolo Criscuoli, e il presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati, sottosezione di Agrigento, dott. Giuseppe Miceli.

“Dal punto di vista umano sono passati 28 anni – ha detto don Giuseppe Livatino – un tempo necessario per abbandonare tutto all’oblio e dimenticare ciò che è accaduto. Il Giudice Rosari Livatino, Servo di Dio, ha dovuto pagare con la vita, proprio in questo luogo, la propria coerenza professionale. Oggi il ricordo si fa memoria e la memoria si fa impegno. Ed è il momento giusto per poter rinnovare davanti alla Stele che ricorda questo sacrificio, eretta il 20 settembre 1994, dagli anziani genitori del Giudice, il proprio impegno per una società più giusta, per una società dove l’onestà e la verità trovino sempre spazio e vadano di pari passo con i valori universali della pace. La cerimonia non vuole essere un mero momento di ricordo, quindi, ma di attualizzazione del sacrificio di Rosario Angelo Livatino e di quanti, nel rispetto e fedeltà alla Costituzione, hanno offerto la la propria vita per tutti noi”.

Il dott. Paolo Criscuoli, invece, ha ringraziato le autorità presenti e soprattutto i giovani delle scuole: “E’ bene che i giovani trovino il proprio ruolo nella società alla luce di un esempio concreto che è stato quello di Rosario Livatino”- ha detto Criscuoli. “Ho iniziato qui la mia carriera – ha sottolineato il magistrato- ed il ricordo di Rosario Livatino, che mi è stato trasmesso, è quello di un Giudice serio, riservato e garbato che, rifulgendo dalle passerelle, manifestava il proprio impegno sociale e culturale nelle sedi competenti, dando l’esempio di Uomo giusto, attento ed equilibrato .
Infine il dott. Giuseppe Miceli ha ricordato che Livatino è stato anche Segretario della sottosezione dell’ANM ed ha sottolineato la professionalità del“ grandissimo Magistrato: “Tutte le volte che percorro questa strada – ha aggiunto Miceli- non posso che pensare a quei tragici momenti in cui Livatino cercava di trovare scampo ed alle parole sprezzanti di chi lo ha ucciso: ma Livatino non è morto invano. Si è tentato di spegnere una fiammella ma si è acceso un lampadario. Le vittime della mafia come, ad esempio, il Maresciallo Giuliano Guazzelli, il Brigadiere Pasquale Di Lorenzo non sono morti invano, hanno avviato, in questa martoriata provincia, una rinascita cultura e sociale, lenta, ma che va avanti”.

Luigi Mula

articolo tratto dal periodico del Libero Consorzio di Agrigento “Agrigento: Nuove Ipotesi”