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Akragas, parla Peppino Tirri: “Resto? Mi dovete convincere. Perché devo restare?”

tirri“Per l’amore di un proseguo felice ho deciso di convocare questa conferenza stampa per chiarire tutti i punti sui quali in questi giorni si è sentito parlare”.

Con queste parole Peppino Tirri (in foto) parla alla stampa senza peli sulla lingua.
Il vice presidente dell’Akragas ha voluto incontrare i rappresentanti degli organi di informazione per definire le immediate strategie sul futuro della società biancoazzurra.
La conferenza ha avuto lo scopo di chiarire una volta per tutte le recenti notizie diffuse in questi giorni e dare un unico ed inequivocabile messaggio agli sportivi biancoazzurri.

“Io sono venuto qui – afferma Tirri – in un momento difficile per questa città poiché non vi erano le condizioni per l’iscrizione al campionato di Lega Pro, portando un socio di maggioranza che era distante dal calcio; solo perché era della provincia di Agrigento ha deciso di salvare questo club”.
“Per la prima fase del campionato siamo stati al vertice, poi il calo delle prestazioni con l’esonero dell’allenatore e un girone di ritorno che ci ha visti conquistare punti. Questo ‘calo’ lo abbiamo pagato in termini di critiche eccessivamente, in quanto i risultati dimostrano che abbiamo fatto 45 punti, che siamo arrivati ottavi, che i nostri giocatori sono corteggiati da altri club; che l’immagine dell’Akragas in Lega Pro è cresciuta tantissimo. Personalmente ho fatto un passo indietro dando comunque il doppio. Abbiamo ottenuto un risultato spettacolare. Nonostante questo mi sembra non essere amato dalla città”.

“La nostra una società anomale: abbiamo un azionista di maggioranza (54%) e di minoranza; tutte persone amabili. L’anomalia sta nel fatto che in un bilancio si devono mettere i soldi. L’azionista di maggioranza è arrivato qui e c’erano parecchie difficoltà economiche. Ha sempre anticipato quasi per tutti. Quando è accaduta la flessione, vi è stato un attacco, anche con insulti. Tutto questo ha comportato una riflessione data dalla considerazione che sembrava che la città non era contenta di quello che si era fatto nonostante gli sforzi per salvare il club. Da quel momento facciamo i salti mortali, ma arriviamo a ogni caso alla fine del campionato. Si fa un’assemblea e personalmente ho chiesto ai soci più concretezza”.
“Il socio di maggioranza (Giavarini ndr) che arriverà domani troverà naturalmente quello che ha lasciato. Dovrà decidere se, nonostante gli insulti, nonostante tutto quello detto, domani dovrà decidere di fronte ad una situazione complicatissima che non dipende da lui. Questo è quello che succede. Ecco perché mi preoccupo, perché questa è la storia di questa società”.
“A dicembre, dopo il passo indietro di Giavarini, Silvio (Alessi ndr) dopo enormi sacrifici è stato un grandissimo presidente e lo continua a essere. Oggi siamo qui. Aspetto che arrivi l’azionista di maggioranza e capire quale sia il futuro di questa società”.

“In questi mesi ho sentito dire di tutto e di più. Io sono fiducioso per il futuro della società. Sono ottimista per natura, però la realtà è questa e bisogna inevitabilmente partire da questa realtà. Personalmente mi costa dai 200-300 mila euro”.

Tirri ha voluto parlare del suo rapporto con la città. Un astio dato che lo stesso vice presidente dell’Akragas è di origini licatesi; da qui infatti pare deriverebbero i principali insulti al dirigente biancoazzurro. Un fatto che comunque non lo preoccupa più di tanto visto che: “I fatti dimostrano che ho fatto un capolavoro. Lo dimostrano i numeri; il calcio è fatto di numeri. Un esempio su tutti? Di Piazza”.
“La storia vi ha portato un presidente di Licata che mette i soldi; non mi preoccupo dei 10 che fischiano, ma del resto degli agrigentini. Nessuno capisce l’importanza della Lega Pro. La Lega Pro dovrebbe essere conservata coi denti. Le persone che lavorano devono essere salvaguardate. Io non dico per presunzione: ‘resto’. Mi dovete convincere. Perché devo restare?”.
“La verità è che la prima volta tutta l’Italia parla dell’Akragas. In questa città sembra che mai nulla va bene. Mi dicevano che era la terra di Pirandello”.
“Mi sembra che in tutto ciò che si è venuto a creare ci sia qualcosa di strumentale. Le cose personali sono tutt’altra cosa. I numeri sono quelli che contano. Ho lavorato in tutto il mondo. Se vado via da qui trovo 10 posti diversi dove lavorare. Non va bene? Spiegatemi voi cosa fare. Dopo le prime quattro partite qualcuno parlava di Serie B. Io ho sempre avuto i piedi per terra e l’obiettivo era quello di restare in Lega Pro”.

Un Peppino Tirri coi piedi per terra: “mi spiegate dove ho sbagliato? Se dovrò restare la prima cosa che proporrò per il prossimo anno è: niente accrediti per i residenti ad Agrigento; perchè se non ci diamo una mano a vicenda tutto il resto rimangono parole”.

Alla domanda di una parte della città che ha invece dato meriti al vice presidente e per questo dovrebbe restare, Tirri risponde: “E’ difficile lavorare in queste condizioni”.