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Agrigento, un anno di amministrazione Firetto: cosa è cambiato negli agrigentini

E’ trascorso un anno dal giorno in cui gli agrigentini si recarono alle urne per il rinnovo dell’amministrazione comunale.

Furono giorni in cui la campagna elettorale regalò momenti di dissenso verso una politica reduce dallo scandalo di quello che fu mediaticamente denominato come “Gettonopoli“. Gli agrigentini si ribellarono con un coro unanime verso quei fatti che solo successivamente portarono alle dimissioni del precedente consiglio comunale. Era già una amministrazione priva di guida politica; un commissario straordinario che dopo le dimissioni dell’ex sindaco Marco Zambuto amministrava l’ordinario in una città dove i servizi sembravano essere “fantasmi”. Una città reduce da anni e anni di mala amministrazione. Anni in cui gli agrigentini erano abituati a scorrere gli occhi fino in basso per leggere il nome della “più bella città dei mortali” fra le ultime d’Italia. 

Lo scorso anno però qualcosa pare abbia scosso le anime e le coscienze di un popolo “stanco” e forse rassegnato. Le elezioni amministrative del maggio 2015 per ogni agrigentino hanno probabilmente rappresentato l’ultima speranza: quella di vedere una terra con una speranza.

Ai nastri di partenza molti i candidati che proponevano “mari e monti”, eppure questa volta sembra che nell’elettore agrigentino sia scattata una “molla”, quella della consapevolezza. Consapevolezza che non si poteva più vedere una città agonizzante; una consapevolezza che questa volta i “giochi” politici poco o nulla sarebbero bastati per manovrare una volontà popolare “libera” da compromessi; una consapevolezza che la città aveva bisogno di una “guida”.

Fu una campagna elettorale “elettrizzante”, dai molti colpi bassi e da qualche positivo riscontro. Molti giovani ad esempio si affacciarono finalmente alla vita politica: furono loro i “veri” protagonisti.

Al di là delle mere considerazioni personali degli avversari politici, sappiamo bene come è andata a finire: Lillo Firetto divenne sindaco di una delle città più belle e odiate d’Italia. Una vittoria che per molti rappresentò una speranza; per altri invece un fallimento. 

E’ trascorso un anno, 365 giorni che sembrano davvero avere rivoluzionato una Agrigento dai mille problemi. Un anno ovviamente è un tempo insufficiente per far rifiorire una città bistrattata da anni di mala amministrazione, ma come direbbe Galileo Galilei “e pur si muove“. Si muove innanzitutto la voglia di vedere le cose cambiare, la voglia di contribuire verso un rinnovamento, la voglia di capire che la politica poco o nulla può se non cambia innanzitutto il modo di ognuno di noi di approcciarsi alle cose. Un popolo, quello agrigentino, che pare non sia più quello “icona” del continuo lamentarsi, ma che vede una luce. E se il buongiorno si vede dal mattino, allora c’è da ben sperare. Ma ovviamente non tutto è rose e fiori, il lavoro è arduo e solo la costanza e la determinazione potrà regalare ad Agrigento nuovi ed importanti traguardi. 

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