Ed ancora una volta è Agrigento la città presa come uno dei modelli che punta sulla cultura e sulle arti per il rilancio dell’economia. “È la riscossa dei centri minori sulle grandi città ingolfate dal turismo di massa” come scrive l’ultimo numero de “L’Espresso“, la rivista settimanale abbinata a Repubblica, che cita la città dei Templi come modello, insieme a città come Tivoli o Cremona, che puntano sulla cultura come leva per l’economia.
Un vero e proprio marketing territoriale come strategia per puntare sulle ricchezze artistiche e storiche dei territori come elementi per attrarre turisti e curiosi da tutto il mondo. E se le grandi città fanno da padrona su un settore che riesce in Italia a dare lavoro a più di un milione e mezzo di persone (secondo l’ultimo Rapporto 2017 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” – Fondazione Symbola e Unioncamere ndr), altre piccole città italiane stanno riuscendo pian piano a farsi spazio “riaprendo” alla grande platea ciò che sembrava dimenticato. Una vittoria anche per Agrigento che di recente ha visto numerosi, e piacevoli, consensi dopo che grandi “marchi” e trasmissioni televisive di primo piano, hanno rilanciato l’immagine dell’incantevole Valle dei Templi e del patrimonio artistico e culturale che in passato hanno apostrofato Agrigento come la “più bella città fra i mortali”. E non è un caso se annualmente Google sceglie proprio i Templi di Agrigento per il suo “The Camp”; non è un caso se nei confronti di questo scorcio di terra siciliana vengono associate le più altisonanti campagne pubblicitarie di marchi come l’amaro Averna, i cioccolatini Ferrero Rocher o addirittura la CocaCola; non è un caso se Agrigento ha vinto il Premio del Paesaggio 2017 indetto dal Mibact.
“Pirandello – afferma il Sindaco di Agrigento Lillo Firetto a L’Espresso – scriveva che la sua Girgenti era una città di preti e avvocati. E per tantissimi anni è stato così. Il turismo e la cultura non interessavano a nessuno, solo a qualche imprenditore che decideva di diversificare gli investimenti. Ma comunque era un ripiego. Ora invece l’aria è cambiata“. Una consapevolezza che pian piano sta coinvolgendo tutti gli agrigentini pronti a rilanciare la candidatura di Agrigento a “Capitale della Cultura” nel 2020, anno in cui si festeggiano i 2.600 anni dalla fondazione.
Un’ambizione per molti o forse anche un semplice sogno, ma resta il fatto che Agrigento ancora una volta fa parlare di sé con le sue bellezze e la sua magnificenza. Un concetto che spesso gli agrigentini sembrano perdere di vista.