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Cultura Regioni ed Enti Locali

Agrigento ricorda Tomasi di Lampedusa e Leonardo Sciascia

Per il Gattopardo niente celebrazioni di carattere nazionale? Ci pensa Agrigento.

E’ novembre e sessant’anni fa, in questo mese, fu pubblicato per la prima volta il romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La Feltrinelli, che da oltre mezzo secolo con passione cura la gestione dei diritti del Gattopardo in tutto il mondo e lo valorizza in ogni forma come uno dei capolavori della letteratura internazionale, non ha ritenuto di programmare un momento celebrativo per una delle opere più significative del Novecento. Il 20 novembre, peraltro, cade anche un altro anniversario, il 29° della morte di Leonardo Sciascia. Sono due momenti che non possono passare sotto silenzio in un territorio come quello di Agrigento che esprime cultura attraverso i suoi monumenti, la sua storia, i suoi personaggi.

Agrigento sente di dover supplire in qualche modo all’assenza o alla carenza di iniziative in tutto il Paese per queste particolari ricorrenze.
Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ha voluto nella sua città un evento dedicato alla Letteratura dal carattere non puramente celebrativo: si tratterà infatti di un’occasione di approfondimento sulle tematiche del Gattopardo, sulle vicende legate alla tormentata e complessa stesura del manoscritto e alla postuma pubblicazione, così come all’attualità del romanzo, oggi rivalutato soprattutto all’estero.
“In un’epoca come quella che stiamo attraversando, il sessantesimo dalla pubblicazione del romanzo e il ventinovesimo della morte di Leonardo Sciascia che ricorre proprio il 20 novembre, non sono mera occasione celebrativa – sostiene il sindaco Firetto – . Il profondo valore dei nostri Autori è riconosciuto nel mondo e per noi è un dovere e un onore serbarne e valorizzarne la grandezza.
La manifestazione di Agrigento e la sua risonanza abbinate alla notorietà del Gattopardo a livello internazionale offriranno una vetrina inedita per la promozione della città, della Valle e dei suoi tesori. Un ulteriore tassello a costi decisamente contenuti nella necessaria mappa della promozione turistico culturale della Valle dei Templi di Agrigento”.

L’iniziativa si svolgerà al Teatro Pirandello, il 20 novembre, e gli ospiti che, hanno già confermato la disponibilità sono il regista Roberto Andò, Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, oltreché musicologo e tra i massimi studiosi del teatro dell’Opera e dell’evoluzione del melodramma nel teatro contemporaneo, Salvatore Silvano Nigro, filologo, critico letterario, italianista e francesista italiano, oltre che docente di letteratura italiana, e Salvatore Ferlita, professore associato di Letteratura italiana contemporanea e critico letterario. Saranno interpretati alcuni brani dell’opera dei due autori, e in particolare sarà possibile apprezzare l’attore Sebastiano Lo Monaco, direttore artistico del Teatro Luigi Pirandello. A condurre sarà Felice Cavallaro, giornalista del Corriere della Sera e presidente della Strada degli Scrittori. Sarà anche l’occasione per proiettare alcune immagini significative e dialoghi con autori altrettanto famosi nel mondo, come lo scrittore Andrea Camilleri. Centralità sarà data al capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che com’è noto, fu pubblicato nel 1958 da Feltrinelli, un anno dopo la morte dell’autore, deceduto poco tempo dopo aver ricevuto il rifiuto di Elio Vittorini, che ritenne l’opera inadatta alla Collana da lui curata. Il Gattopardo divenne in breve tempo un classico intramontabile. L’attenzione sarà concentrata su un romanzo raffinato che più che narrazione di fatti, più che romanzo storico, è oggi considerato un romanzo di narrazione di sentimenti, di drammi umani, di traumi, di passioni e delusioni. Fondamentale sarà la presenza di Gioacchino Lanza Tomasi che rievocherà quel viaggio intrapreso con il Principe con la sua Topolino, nella Sicilia del tempo, nei luoghi più familiari che ispirarono fortemente il romanzo, come la Valle dei Templi passaggio obbligato da Santa Margherita di Belice e Palma di Montechiaro.