Il processo, come si ricorderà, era a carico di un ex primario del reparto di Chirurgia dell’Ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento e di un medico dello stesso reparto. La contestazione riguardava l’arrivo in ritardo dell’ex primario in sala operatoria che proveniente da Gela, si è sempre giustificato parlando delle avverse condizioni meteo che gli avrebbero impedito di poter accorciare i tempi di arrivo ad Agrigento; al medico, invece, l’accusa contestava il mancato tempestivo intervento chirurgico per tamponare l’emorragia in attesa dell’arrivo del primario.
Il pm aveva chiesto, al termine della sua requisitoria, la condanna per entrambi gli imputati: quattro anni, e sospensione dall’esercizio della professione, erano stati chiesti per il medico del reparto, mentre per l’ex primario era stata chiesta la condanna a due anni e sei mesi. Un processo che ha visto anche delle tesi opposte fra consulenti, nonchè l’archiviazione della posizione di altri quattro medici inizialmente indagati.
Si conclude così una lunga vicenda che ha visto sempre in primo piano i genitori della giovane vittima che da sempre avevano chiesto giustizia opponendosi all’archiviazione della vicenda.