Il Tribunale di Agrigento Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Questore di Agrigento, ha emesso un provvedimento di confisca di numerosi immobili, vetture, rapporti finanziari e impianti di produzione di energia rinnovabile di proprietà o nella disponibilità di Daniele Rampello, 51 anni, già condannato dalla Corte di Appello di Palermo con sentenza irrevocabile per il reato di usura ed oggi imputato per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di corruzione, falso e truffa aggravata, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
La misura arriva ad esito di mirati accertamenti patrimoniali effettuati dal personale dell’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della locale Divisione Polizia Anticrimine.
Daniele Rampello è considerato l’ideatore e l’organizzatore di un ampio sistema corruttivo, smantellato poco più di quattro anni fa grazie alle indagini della locale DIGOS, coordinate dalla Procura di Agrigento.
L’operazione degli uomini della Digos di Agrigento era stata come noto ribattezzata “La carica dei 104” ed aveva permesso l’arresto di 13 persone con l’accusa di associazione a delinquere, falso ideologico, truffa e corruzione. Cinque persone erano finite in carcere mentre otto ai domiciliari.
Le indagini avevano consentito di accertare responsabilità penali a carico di medici, paramedici, autisti di ambulanze, anziani e gente comune che pagava somme di denaro per ricevere false certificazioni al fine di percepire le agevolazioni della Legge 104 o il “semplice” assegno di pensione. In sostanza, grazie alla complicità di questi pubblici impiegati infedeli, due diversi gruppi criminali riuscivano a fare ottenere le certificazioni necessarie a falsi invalidi. Le riprese video, effettuate durante le indagini, dimostravano e smascheravano più di una situazione grottesca: paralizzati che improvvisamente si mettevano a camminare o gente che arrivava in ambulanza e che dopo essere stata sottoposta alla visita medica, scendeva e andava via sulle proprie gambe. Alcune immagini mostravano inoltre un medico che, dopo aver eseguito personalmente l’esame spirometrico, rilasciava al paziente una falsa attestazione relativa ad una patologia inesistente.
Uno dei “dominus” di tale sistema – secondo l’accusa – viene considerato proprio il Rampello, che fungeva da “trait d’union” fra medici ed impiegati infedeli da un lato e beneficiari della questa complessa struttura criminale dall’altro.
Il Rampello, infatti, è riuscito negli anni ad intessere un’accurata rete di relazioni tra il mondo sanitario e la una fetta di appartenenti alla pubblica amministrazione che gestiva con straordinaria efficienza.
Gli esiti di tale indagine avevano convinto il GIP del Tribunale di Agrigento ad emettere un’Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere per il Rampello proprio in ragione della gravità di indizi emersi a suo carico.
Va sottolineato come, a distanza di anni, un altro filone dell’indagine ha consentito di indagare altre 250 persone che sono finite sotto la lente degli organi inquirenti e tra queste vi è nuovamente il Rampello, a dimostrazione del suo pervicace ruolo di organizzatore e promotore del sodalizio criminale in questione.
Malgrado il procedimento penale non si sia ancora concluso, il Tribunale di Agrigento Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo la proposta del Questore e sottolineando la bontà del lavoro d’indagine effettuato, ha rimarcato il fatto che la condotta ed il comportamento del Rampello meritano di essere vagliati non solo sotto il profilo della responsabilità penale anche sotto quello della pericolosità sociale. Grazie a questa lucrosa attività, che tra le altre cose prevedeva forme di pagamento esclusivamente in contanti, il Rampello era infatti riuscito a costruirsi un vero e proprio impero economico.
Benché pensionato già a quarant’anni, il compendio di beni sottoposti a confisca da parte del Tribunale di Agrigento dimostra l’ingente guadagno percepito durante gli anni di attività della sua impresa criminale. Infatti, con i proventi delle sue azioni illecite Rampello è riuscito a costruire a Raffadali un villa dotata di tutti i confort, compresa una piscina coperta, contorniata da costose palme lungo il viale d’ingresso, muri di cinta e di sostegno tutti ricoperti in pietra e mosaici, un efficiente impianto di videosorveglianza, una costosa pavimentazione in cemento stampato.
Ha inoltre costruito una villetta a Giallonardo, in territorio di Realmonte, facendo un terrapieno alto almeno 5 metri, così da potergli permettere di vedere il mare, che altrimenti gli sarebbe stato nascosto alla vista. Ha acquistato un appartamento a Sa’ Marinedda, in territorio di Olbia, in uno dei posti più incantevoli della Sardegna. Come forma d’investimento ha inoltre comprato in contanti un immobile ad Agrigento, sito in c.da Baracca, che ha trasformato creando ben sei mini appartamenti e numerosi altri magazzini, tutti affittati al fine di trarne ulteriore profitto. In ultimo, con il chiaro intento di riuscire ad accaparrarsi anche gli incentivi statali per le energie rinnovabili, ha costruito ben 3 impianti fotovoltaici, uno a Raffadali, uno ad Agrigento ed uno ad Aragona, per complessivi 38 kW.
Sono stati sottoposti a sequestro anche 6 conti correnti, 4 polizze assicurative, 2 fondi d’investimento ed altri 6 forme di investimento finanziario. A ciò si aggiungono anche tutte le vetture in suo possesso (3 autovetture, una motocicletta e un quad). Il valore approssimativo dei beni rientranti nel provvedimento di sequestro è di circa 2.200.000 €.