I giudici della Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Palermo hanno emesso sentenza di “non doversi procedere” nei confronti di alcuni professionisti, imprenditori, funzionari e dirigenti tecnici finiti nei guai nell’ambito dell’inchiesta denominata “Self Service” che ipotizzava un presunto giro di tangenti all’Ufficio tecnico comunale di Agrigento in cambio di concessioni edilizie.
L’operazione, come si ricorderà, fu condotta dagli agenti della Digos della Questura di Agrigento nel novembre del 2011 e portò ad una lunga vicissitudine giudiziaria conclusa in primo grado nel febbraio del 2016; poi il processo d’Appello, concluso oggi dopo circa quattro anni e mezzo.
Tempo che ha così portato alla prescrizione dei reati di corruzione e abuso d’ufficio dopo le condanne emesse in primo grado.
I legali difensori (fra tutti gli avvocati Vincenzo Caponnetto, Salvatore Pennica, Diego Galluzzo, Angelo Nicotra e Antonino Mormino) avevano chiesto di rigettare l’appello del procuratore generale che chiedeva di ribaltare la sentenza di assoluzione per singole accuse.
Il decorso del tempo ha così portato, in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Agrigento, ad emettere la sentenza che dichiara il non doversi procedere in ordine ai rimanenti reati ascritti poiché estinti.