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Agrigento, “I Film del Griffo”: sesto appuntamento con “I Mostri” di Dino Risi

Sesto film in programma, martedì 10 settembre, “I mostri ” (1963), diretto da Dino Risi e interpretato da Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman.

Dino Risi è con ogni probabilità il cantore più profondo, sincero e traumatico del boom economico. I mostri è in tal senso un’operazione perfino teorica, oltre che devastante sotto il profilo strettamente cinematografico: nessuno in seno all’industria nazional-popolare ha mai sposato in modo così estremo i connotati del grottesco, del laido, del viscido. Mai il cinema italiano ha eretto statue a baluardi dell’ignominia come la galleria di personaggi che il film mette in fila, quasi si trattasse di una mostra d’arte contemporanea, un’installazione da padiglione della Biennale. Il ricorso sistemico al micro-metraggio permette di bombardare il pubblico con un campionario di bestialità pressoché infinito: c’è quello che impartisce lezioni di evasione delle leggi al figlioletto – e si troverà ucciso e derubato dal pargolo appena questi crescerà –, il tizio che sfrutta la cecità del fratello, il padre di famiglia numerosissima che scippa di fatto i soldi che servirebbero a comprare il latte per una delle creature con la febbre per andare allo stadio a tifare sguaiatamente la Roma, la presidentessa di un importante premio letterario (palese ironia sullo Strega) che smuove i voti a uso e consumo del libro del ragazzotto illetterato che si sta portando a letto. Solo per fare degli esempi. Dall’alta borghesia alle forze dell’ordine, dal sottoproletariato al piccolo-borghese che compra l’automobile a suon di cambiali solo per poter andare a rimorchiare prostitute, I mostri è un fermo immagine impietoso, che non salva nessuno e non difende aprioristicamente nessuna categoria. I mostri è il film più sadico, lo sberleffo più crudele mai messo in pratica da Dino Risi; nell’Italia placida e grassoccia del boom economico questi venti episodi irrompevano come una bomba a mano, la deflagrazione in grado di mettere a soqquadro il palchetto borghese, e le sue infinite ipocrisie.

Appuntamento alle ore 21:00 nel Chiostro del Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo”. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.