Che tra suocera e nuora ci sia il diavolo che lavora è risaputo, ma ad Agrigento la realtà ha superato l’immaginazione.
I fatti risalgono all’ormai lontano 2017, quando una cinquantenne agrigentina si accorgeva dell’assenza dalla propria abitazione di gioielli in oro dal notevole valore economico, oltre che affettivo.
Superata l’iniziale idea che la scomparsa fosse dovuta a distrazione o semplice noncuranza, la donna constatava che il portagioie era sempre più vuoto.
Così, tormentata dal dubbio che a derubarla fosse la nuora, raccontando con non poco imbarazzo i propri sospetti, denunciava il fatto ai Carabinieri di Agrigento che avviavano celermente le opportune indagini.
Qui l’amara conferma. Presso un compro oro della città dei templi, gli inquirenti rinvenivano sei atti di vendita a firma della giovane riguardanti numerosi oggetti in oro: orecchini, anelli, collane, spille, un ciondolo e un bracciale.
La prova inequivocabile che il bracciale venduto fosse proprio quello rubato alla 50enne – rappresentata e difesa dall’avvocato Francescochristian Schembri – emergeva dalla foto scattata dalla commessa del compro oro in cui, accanto al prezioso monile di famiglia, era chiaramente visibile un documento di riconoscimento della ragazza.
Concluse le indagini preliminari, il sostituto procuratore della Repubblica, dott.ssa Varazi, ha disposto la citazione a giudizio della giovane professionista innanzi al Tribunale di Agrigento per rispondere dell’ipotesi di reato di ricettazione.