È iniziato il countdown per l’avvio dell’anno che vedrà Agrigento Capitale della Cultura 2025, ma non vi è dubbio che nelle ultime giornate novembrine il capoluogo siciliano abbia già conosciuto un degno prologo a questo imminente tempo straordinario.
Almeno due – promosse e organizzate dall’Accademia di Studi Mediterranei, fondata e animata da Assunta Gallo Afflitto, insieme all’Assessorato Beni Culturali e Identità Siciliana e al Parco Archeologico e Paesaggistico di Agrigento – le rilevanti manifestazioni svoltesi in città venerdì 29 e sabato 30, alle quali la stampa nazionale e non solo ha dato risalto sin dal loro annuncio. Sia per l’invito a custodire nel bellissimo “Giardino dei Giusti” la memoria di grandi “eroi del bene” di ieri. Sia per l’incontro della comunità agrigentina – soprattutto giovani studenti – con autorevoli protagonisti dell’attuale scena internazionale.
Venerdì 29, dopo un convegno in mattinata dedicato ai cinque nuovi giusti prescelti – l’arcivescovo di San Salvador Oscar Romero; Mohammed V re del Marocco; Giorgio la Pira, don Alcide Lazzeri e Salvo D’Acquisto – con la presentazione dei loro profili rispettivamente da parte dell’arcivescovo Alessandro Damiano, dell’ambasciatrice Raje Naji, del saggista Marco Roncalli, del docente universitario Alessandro Andreini, del colonnello dei Carabinieri Nicola De Tullio, si è svolta nel singolare pantheon lungo la via Sacra della Collina dei Templi la cerimonia della dedicazione a ciascuno di un albero e di una stele. A seguire, poi, lo svelamento di una particolare lastra marmorea con impressi un profilo di Empedocle e un testo lirico a lui dedicato dal sacerdote umanista Carmelo Mezzasalma. E – momento conclusivo – una lectio magistralis della filosofa Federica Montevecchi, fra le massime studiose italiane del grande siceliota vissuto in Akragas nel V secolo.
Sabato 30 è stata la volta della trentesima edizione del Premio Internazionale Empedocle per le Scienze Umane dove, al Palacongressi, dopo l’introduzione della presidente onoraria Assunta Gallo Afflitto e del presidente e rappresentante legale il vescovo Enrico dal Covolo, nonché i saluti di tutte le autorità cittadine (il sindaco di Agrigento Franco Micciché, l’arcivescovo Damiano, il prefetto Filippo Romano, la dirigente scolastica Maria Buffa…), l’uditorio ha avuto la possibilità di seguire due importanti interventi in presenza e un terzo, videoregistrato, da parte dei tre premiati. Amalia Ercoli Finzi, celebre scienziata, fra le personalità più importanti nel campo delle scienze e tecnologie aerospaziali, membro delle più importanti commissioni strategiche che pianificano missioni lunari, marziane e cometarie, ha svelato con i ricordi della sua carriera i segreti del cielo, parlando degli astri senza rinunciare a formule scientifiche ma anche come “qualcosa di così bello che quando li ha creati il Padre Eterno deve aver sorriso”. Agop Manoukian, presidente onorario dell’Unione degli Armeni d’Italia, sociologo e saggista, ha raccontato la diaspora del suo popolo fra spunti autobiografici e identitari, metafore richiamate da antichi testi con grande valore anche per l’attualità, con una sapiente contestualizzazione nel quadro della narrativa della migrazione. Infine, benché da remoto per immaginabili impegni legati alla crisi in Terrasanta, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, non ha fatto mancare un suo messaggio: “Non possiamo rinchiuderci nelle sagrestie, non possiamo certamente nemmeno perderci nelle vie del mondo. Siamo chiamati, avendo chiara la nostra identità e appartenenza, ad andare nella vita del mondo per portare con il nostro stile, con le nostre modalità, un nuovo modo di fare conoscere il Vangelo attraverso un linguaggio che l’uomo oggi possa comprendere”, ha detto in un passaggio del suo discorso. E in un altro ha spiegato: “Il mondo ha un linguaggio sempre diverso, ma si ritrova su alcune parole comuni come giustizia, pace, dignità, uguaglianza. Termini nei quali, anche qui in Medio Oriente, tutti si riconoscono”. Ed è in queste parole, ha sottolineato il porporato, che occorre ritrovarsi coniugando insieme la giustizia e il perdono, benché “non sempre facile” specialmente nei “nostri contesti di guerra”. “Il rapporto tra giustizia e verità, il perdono, l’idea di dignità, i diritti, il rispetto dell’ambiente sono temi oggi centrali nella vita della Chiesa. E sono la forma” – ha concluso Pizzaballa – “attraverso la quale oggi la Chiesa può dare la sua testimonianza positiva, costruttiva, dialettica, necessaria nella vita del mondo”.
Non è tutto. Alla conclusione della cerimonia del Premio, con altri tre riconoscimenti assegnati all’Ambasciata del Regno del Marocco, al prefetto di Agrigento Romano e alla dirigente scolastica Marika Helga Gatto, nella sede del Palacongressi è andato in scena “Empedocle”, musica e regia di Filippo Portera, un’opera in due atti – sette personaggi, coro, orchestra, elettronica e immagini, recitazione classica e originali inserti.