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Agrigento Capitale della Cultura 2025: ne parla anche il Sole 24 Ore, rischio flop?

Si avvicina inesorabilmente la data del 2025, anno in cui Agrigento diventerà città Capitale della Cultura Italiana.

Un prestigioso riconoscimento che, però, fin dal giorno della sua proclamazione fra facili entusiasmi e stellette messe al petto, rischia di diventare un vero e proprio rischio. Questa volta a parlarne è stato il prestigioso quotidiano “Il Sole 24 Ore” che – senza mezzi termini – apostrofa Agrigento come in un perenne caos. Insomma, una città che – secondo il quotidiano – non sarebbe ancora pronta ad affrontare l’imminente arrivo del 2025.

“Il sindaco di Agrigento Franco  Micciché – si legge nell’incipit del quotidiano – si sforza di manifestare ottimismo, ma i nodi da sciogliere sono parecchi in una vicenda che si è fatta sempre più complicata con il passare del tempo. Una questione su tutte: dal 31 marzo, giorno di proclamazione di Agrigento Capitale della cultura 2025, ci sono voluti quasi 8 mesi per arrivare al voto del consiglio comunale sullo statuto della Fondazione”.

Tanti, forse troppi i dubbi su una città che ancora oggi rimane ingabbiata ai suoi tanti problemi. Una città che desta non poche preoccupazioni nonostante l’ottimismo regna sovrano. E’ lo stesso “Il Sole 24 Ore” a rimarcare la mancata organizzazione fra problemi (che furono) legati alla istituenda Fondazione e alla partecipazione del Consorzio Universitario e del Comune di Lampedusa.

Sul caso, dopo la pubblicazione dell’articolo de Il Sole 24 Ore, è intervenuto anche il già Sindaco di Agrigento e attuale consigliere comunale, Lillo Firetto: “Citare per danni la classe politica, come propone Vittorio Messina? Sì, meriterebbero di pagare di persona per l’inadeguatezza , ma la nave affonderebbe comunque. Credo che sia utile, invece, quello sforzo collettivo auspicato dal presidente dell’ Ecua uscente. Non perché lo meritino vista la prova di se che hanno offerto ,ma per Agrigento, città che dovremmo salvare da una prospettiva così indecorosa. E per gli agrigentini, finora spettatori, a volte distratti, di un processo che è invece pensato per avere una dimensione corale. Siamo fuori tempo massimo, serve un miracolo!”