I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento hanno scarcerato il giovane 26enne Gerlando Massimino, arrestato lo scorso 6 febbraio dai militari dell’Arma dei Carabinieri.
La vicenda riguarda il ritrovamento da parte dei militari dell’Arma dei Carabinieri di un vero e proprio arsenale nella villa del presunto boss e zio del 26enne, Antonio Massimino; armi che i due, secondo l’accusa, tentarono di occultare.
Come si ricorderà, Antonio Massimino, conosciuto negli ambienti giudiziari poiché condannato per associazione mafiosa nelle inchiesta “San Calogero” e “Akragas”, era finito nei guai con il nipote dopo che i Carabinieri lo trovarono in possesso di un’arma da fuoco, una pericolosa semiautomatica calibro 7,65, con la matricola totalmente abrasa, caricatore completo di sei cartucce inserito e pronta all’uso.
Vicino al “ferro”, i militari hanno anche trovato circa 200 cartucce di vario calibro, e infine due penne pistola calibro 6,35, uguali a quelle viste nei film degli 007. Infine, ben nascosto, è stato anche sequestrato un rilevatore di frequenze. Insomma, un vero e proprio armamentario pronto a fare fuoco in ogni momento e ad eludere i controlli delle Forze dell’Ordine.
Secondo i giudici, le esigenze cautelari nei confronti del 26enne “possono ritenersi affievolite in considerazione del considerevole lasso di tempo trascorso, del corretto comportamento, della giovane età, dell’esistenza di un unico precedente a suo carico e dell’inizio del processo”.
Per questo, dopo la richiesta del difensore, è stata disposta la scarcerazione e la sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.