“Duemilacinquecento anni di storia – scrive Bocelli al sindaco della città, Lillo Firetto – ne suffragano la richiesta: la città dei templi, tripudio e mescola d’architetture religiose e civili, snodo d’epoche e di civiltà, terra ispirata e generatrice d’ispirazione, morfologicamente votata all’accoglienza ed alla coesistenza (di persone, stili, espressioni di differenti letture del mondo), è già una preziosa capitale della cultura, oltre che della bellezza. A rivendicarlo, voci vicine e lontane, da Camilleri a Pindaro, a Goethe. Sarebbe una festa, – conclude Bocelli – se l’Italia conclamasse istituzionalmente tale status cruciale, riconoscendo ad Agrigento ed ai suoi “splendori di primavera” quel ruolo che gli appartiene”.