Agrigentino assolto dall’accusa di esercizio abusivo della professione di farmacista
Il Tribunale monocratico di Agrigento, nella persona del Giudice Katia La Barbera, ha assolto “perchè il fatto non sussiste” l’agrigentino Pasqualino Lombardo, pensionato di 60 anni, dall’accusa di aver esercitato abusivamente la professione di “farmacista”, in quanto sprovvisto della relativa abilitazione statale.
I fatti risalgono al febbraio 2013, allorquando una pattuglia della squadra mobile, incuriosita da movimenti sospetti nei pressi dell’abitazione del Lombardo, decise di effettuarvi un’accurata perquisizione domiciliare. I poliziotti erano evidentemente convinti di rinvenire chissà quale quantitativo di sostanze stupefacenti, anche perchè il Lombardo in passato era stato segnalato per detenzione di hashish. Ma la loro ricerca andò a vuoto, in quanto non trovarono la benchè minima traccia di droga nell’abitazione dell’indiziato. Colpiti però dalla presenza di un certo quantitativo di farmaci (parecchie confezioni di “Leponex”, farmaco antipsicotico il cui principio attivo è la “clozapina”), formularono, forse per non far andare del tutto a vuoto il loro intervento, l’inverosimile accusa di “esercizio abusivo della professione di farmacista”, reato previsto e punito dall’art. 348 del codice penale, denunciandolo a piede libero.
I difensori di fiducia del Lombardo, l’avvocato Daniele Re e l’avvocato Marco Padùla, sono riusciti però ad accertare che i farmaci accumulati nella dispensa domestica del loro assistito gli sono stati regolarmente prescritti, poichè lo stesso risulta essere affetto da una grave patologia psichiatrica, ovvero da “psicosi schizofrenica persistente” sin dal 1985 e che pertanto risulta essere in costante cura, ormai da diversi anni, presso il Centro di Salute Mentale di Agrigento.
I due avvocati hanno smontato l’impalcatura accusatoria dimostrando che il Lombardo fa un uso esclusivamente personale degli psicofarmaci che gli vengono prescritti secondo un preciso protocollo terapeutico e che egli non li ha mai ceduti nè venduti a terzi in nessuna circostanza. Il Pubblico Ministero Concetta Tinaglia aveva richiesto la condanna ad un mese di reclusione.