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Apertura Cronaca

Agguato a Porto Empedocle, Burgio resta in carcere: derubricato tentato omicidio in lesioni gravi

Fermo convalidato con applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, disponendo che rimanga recluso, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, ammesso a vita comune, con diritto ai colloqui e alle telefonate previste per legge.

E’ la decisione del gip del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, dopo l’udienza di convalida svolta ieri al carcere “Di Lorenzo” di Agrigento per l’empedoclino James Burgio ritenuto inizialmente responsabile del reato di tentato duplice omicidio ai danni di Angelo Marino e Riccardo Volpe e porto di armi illegale.

E’ infatti solo per quest’ultima ipotesi di reato che il 26enne, difeso dagli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri, si è visto convalidare il fermo. Il giudice ha derubricato l’ipotesi di reato di tentato omicidio in lesioni gravi ritenendo insussistente il pericolo di fuga, applicando così la custodia cautelare sono per l’ipotesi di reato di porto di arma illegale. Per il giudice non si trattò di tentato omicidio poiché  si è “sparato un solo colpo in direzione della gamba” nel caso del pescatore Angelo Marino; mentre nel tentativo di sparare all’armatore del peschereccio, l’arma pare sia stata puntata alla stessa parte del corpo del primo.

Nell’ordinanza del giudice si legge infatti che le ipotesi contestate di tentato omicidio “devono escludersi”, poichè “si impone una riqualificazione” che riguarda nella fattispecie ipotesi di lesioni gravi.

Si tratta di un fatto che comporta la riduzione dei tempi di carcerazione preventiva, stabilendo che chi ha sparato non avrebbe avuto l’intenzione di uccidere. La difesa intanto preannuncia ricorso al Tribunale del Riesame.

Burgio, come si ricorderà, lunedì scorso si presentò insieme ai suoi avvocati, Alfonso Neri e Salvatore Pennica, dopo quanto accaduto nella giornata di sabato, dove al porto di Porto Empedocle avrebbe esploso un colpo di arma da fuoco all’indirizzo del Marino, colpendolo alla coscia; subito dopo avrebbe rivolto l’arma verso il Volpe tentando invano di esplodere ulteriori colpi. Solo il mancato funzionamento dell’arma avrebbe permesso al Volpe di uscire indenne dai cruenti accadimenti. Le indagini subito avviate dalla Squadra Mobile, diretta da Giovanni Minardi, sono proseguite con escussioni di testimoni, perquisizioni, appostamenti senza soluzione di continuità, fino a lunedì scorso, quando il 26enne, in tarda mattinata, accompagnato dagli avvocati Pennica e Neri, si è presentato negli Uffici della Squadra Mobile, ove è stato tratto in arresto e poi accompagnato presso la Casa Circondariale “Di Lorenzo”.